L’Epifania tutte le feste porta via, e anche quest’anno siamo arrivati alla fine di questo periodo di festa e giubilo.
Ma come mai l’Epifania è così importante? E come mai la protagonista di questa ricorrenza è una vecchietta coperta di stracci che ha ben poco a che vedere con i tre ricchi Re magi che fanno visita a Gesù nella grotta?
Innanzitutto partiamo con il dire che la festa cristiana dell’Epifania, che deriva dal latino tardo tardo epiphanīa, e significa “festa della rilevazione” in cui come accennavamo prima i Re Magi riconoscono la natura divina di Gesù di Betlemme.
Nella tradizione cristiana la figura della Befana è stata inserita ad hoc introducendo l’immaginario di una vecchina che indica la via ai Magi quando questi le chiedono la direzione da prendere, ma si rifiuta di seguirli quando essi la invitano a vedere il Bambin Gesù.
Poi però pentitasi prende un cesto di doni per accompagnare i Re Magi, ma loro sono già partiti, lasciandola indietro. Quindi la vecchina passa casa per casa a portare i doni ai bambini sperando che uno di loro sia proprio Gesù.
Quello che però le antiche usanze raccontano è ben diverso dalla vecchina ritardataria dato che la figura della Befana si trova già all’epoca dei romani e dei celti risalenti al X-VI secolo a.C., ben prima della visita dei Magi alla grotta.
Nell’Italia centrale il Mitraismo celebrava questo periodo dell’anno come fondamentale per il passaggio dalla morte alla rinascita della natura in primavera.
Allo stesso modo i Romani ritenevano sacre le dodici notti che passavano dal solstizio d’inverno alla ricorrenza del Sol Invictus, giorno focale in cui si celebra la nascita e la morte della Natura stessa.
Ed è proprio in questo periodo che si credeva in figure femminili che volassero sui campi per donare abbondanza alle messi future, delle creature in sella a delle scope: vi ricorda qualcosa?
La tradizione suggerisce varie divinità legate a questo evento, da Diana a Sàtia, dea della sazietà, o Abùndia, dea dell’abbondanza come suggeriscono i nomi stessi. Inoltre in questo stesso periodo ci si scambiavano regali in occasione della celebrazione di Strenia (da cui deriva la parola strenne): tutto torna!
Ma non è finita qui! La tradizione germanica presenta la figura di Holda come quella di un’anziana coperta di stracci che vola in modo propiziatorio sui campi, a cavallo di una scopa, per simboleggiare il vecchio anno, logoro e stracciato che spazza via l’inverno e con una ventata di pulizia porta il nuovo anno.
Non c’è dubbio nel dire che questo periodo era particolarmente importante per i nostri antenati che dovevano fare i conti con il rigore dell’inverno, in cui i campi non davano che pochi ortaggi per sopravvivere. In questi giorni la luce tornava e si respirava un’aria carica di attesa che precedeva la tanto attesa primavera, e quindi andava festeggiato.
La figura di Abundia e di Holda convissero per un certo lasso di tempo con la religione Cristiana, ma la dottrina ritenne di dover estirpare queste figure in quanto vennero messe in contrasto con la figura di Cristo.
Per questo motivo si avviò una campagna che presentava la Befana come una strega, che non era più assimilabile ad una presenza buona, legata alla pulizia dello spirito e dell’abbondanza, ma invece era retaggio del diavolo, da allontanare ad ogni costo.
Queste tradizioni però erano a tal punto radicate nell’uomo che la dottrina si vide costretta a scendere a patti con la realtà, così apparve la figura della vecchina che aiuta i Re Magi ma ritarda nel capire l’importanza dell’evento e fa ammenda donando regalini ai bambini.
Anche l’elemento del carbone è stato manipolato a tal scopo in quanto donare un pezzo di carbone (che è ancora oggi segno di buon auspicio se donato il primo dell’anno nella Scozia del nord) era un segno di augurio e di benevolenza dato che si celebrava questo periodo con dei falò propiziatori.
Quindi in realtà donare il carbone era di buon auspicio, ma divenne sinonimo di malefatte per i bambini che si erano comportati male durante l’anno.
Scavare tra le origini di una figura come la Befana trovo sia stimolante per la creatività, analizzando come una figura dell’immaginario sia nata, si sia evoluta e abbia cambiato, anche radicalmente, il suo significato. Scrivere una storia, partendo dalle proprie tradizioni, per raccontare una favola ai bambini e adulti può portare davvero un po’ di luce sulle tradizioni che rischiano di scomparire per sempre.
E voi avete mai raccontato o scritto una storia per bambini sulla Befana?
Sono sempre stata poco sensibile alla Befana, anche da bambina, ma mi ha fatto piacere ripercorrere le fasi della sua nascita, che conoscevo soltanto in parte. E’ interessante il rapporto tra la religione cristiana in affermazione e la demonizzazione delle streghe, che in origine erano sì un po’ inquietanti in quanto “diverse” e dotate di poteri e conoscenze particolari, ma anche preziose e ricercate al bisogno. “Wise ones”, venivano spesso definite. Se pensi alla connotazione che ha oggi il termine “strega”, c’è una bella distanza.
Ciao Grazia, ammetto che anch’io ho appofondito alcune cose proprio scirvendo questo articolo. “Wise ones” non lo sapevo, o forse l’ho dimenticato, perchè in una delle mie storie una categoria di maghi li definisco proprio come Saggi.