Ad un autore può capitare di ritrovarsi a dover scrivere della morte di uno dei suoi personaggi principali, in una scelta non facile per un genitore. Alle volte però, proprio per l’affetto dell’autore o del lettore, i personaggi potrebbero anche ritornare.
Si tratta di una cosa tipica nei fumetti e nelle serie tv: un personaggio viene dato per spacciato, ma poi nel momento più propizio ritorna in vita.
Una morte senza significato
Ci sono moltissimi motivi per cui un personaggio potrebbe dover scomparire dalla scena: ma non bisogna farlo con leggerezza solo per voler sconvolgere il lettore che si era affezionato a lui.
Come ripeto spesso nei miei articoli, le azioni, in questo caso la morte, devono essere funzionali alla storia e far progredire la trama. Questo fatto deve essere inserito in un contesto dove le azioni precedenti hanno portato all’accadimento e ci saranno ripercussioni future.
Il trono di spade è diventato famoso per le frequenti morti di cui parla: attenzione però, non sono massacri indiscriminati, ogni morte è importante per il progresso della trama.
Un personaggio senza significato
Nel telefilm degli anni ‘60 Star Trek erano chiamate “magliette rosse”: erano quei personaggi insignificanti che apparivano in un singolo episodio in cui si sapeva già in partenza che sarebbero morti.
L’utilizzo di personaggi minori al solo scopo di farli morire può creare diversi problemi alla scrittura, primo tra tutti che al lettore non importi nulla, dato non ha empatizzato con loro.
Il sacrificio esclusivo delle magliette rosse porta nel lettore l’idea che i personaggi importanti siano immortali, protetti dalla loro “armatura della trama”, che smorza così ogni dubbio se il personaggio possa farcela o meno, rendendo la conclusione estremamente prevedibile.
Una cosa che si è vista molto negli anni è anche la morte dei personaggi appartenenti a minoranze etniche o LGBT che vengono immancabilmente sacrificati. Chiariamoci, non è che muoiano a causa della loro appartenenza (sarebbe razzismo), ma ci sono alte possibilità che come personaggi secondari vengano visti come più sacrificabili, perché solo una minoranza di lettori si identifica in loro.
Alcuni autori sviluppano poco i personaggi sacrificabili, portando il lettore a dargli spessore utilizzando stereotipi.
Resurrezione
Nella scrittura fantasy o di fantascienza è possibile il ritorno dei personaggi: che sia resurrezione, reincarnazione o viaggio nel tempo, il fatto che sia possibile non dovrebbe indurre a farlo con semplicità.
La resurrezione è il secondo shock che subiscono i lettori dopo quello della morte dello stesso personaggio: ma è anche un potenziale ricettacolo di buchi di trama.
Se il metodo con cui viene riportato in vita non è stato adeguatamente preparato in precedenza, il deus ex machina è l’ultima cosa che i lettori vogliono trovare, poiché smorza pesantemente una scena ricca di tensione, giudicando la faccenda fin troppo conveniente.
In altra situazione, il viaggio nel tempo oppure in universi alternativi porta alla domanda: perché non lo hanno fatto prima, per evitare la crisi? Se la risposta è unicamente il paradosso del nonno, allora la giustificazione è alquanto debole.
Il ritorno di un personaggio che era stato ritenuto morto, deve essere sempre eccitante ed imprevedibile: la maggior parte dei cliché sono tali perché succede sempre la stessa cosa.
Un libro, a differenza di film e fumetti, ha bisogno che gli eventi abbiano un profondo significato.
Quando un autore decide che è il momento di separarsi dai suoi cari, è opportuno che si interroghi sulle implicazioni di questa azione, sia all’interno che all’esterno del contesto della storia.
Voi siete riusciti a far morire un vostro personaggio, o avete avuto motivi per farlo ritornare?