Gli scrittori fino al secolo scorso riuscivano ad emergere senza il bisogno di promuoversi.
Questo è, con mio dispiacere, un falso mito. Perché anche gli scrittori del passato dovevano darsi da fare per farsi notare.
Un tempo gli scrittori avevano un pubblico ridotto ad una classe alfabetizzata a cui dovevano rivolgersi con testi mirati, scrivevano saggi e testi giornalistici per far “girare” il loro nome, prima di riuscire a pubblicare un romanzo.
Rispetto al passato noi abbiamo dalla nostra un maggior bacino di persone alfabetizzate e dei mezzi più diretti come i social network.
Un po’ di storia
Quando vi fu un cambiamento nelle classi e un aumento dell’alfabetizzazione, allora, e solo allora i romanzi presero popolarità: prima era la poesia la forma letteraria dominante.
Con la Rivoluzione industriale poi, presero a diffondersi giornali e stampa periodica, che diede accesso a testi scritti anche alle classi alfabetizzate meno abietti.
All’inizio del diciannovesimo secolo aumentavano così le persone in grado di leggere, ma non degli scrittori: infatti la carta era costosa e scrivere a mano, con una penna, richiedeva tempo ed abilità.
Chi era analfabeta, conosceva almeno una persona alfabetizzata che poteva leggere per lui: non era strano infatti che i giornali venissero letti da qualcuno ad alta voce, nei luoghi pubblici.
Un incremento della lettura avvenne anche grazie alle biblioteche, che quando furono finanziate dal governo risultarono più accessibili ad una fascia più ampia di popolazione.
Gli autori ebbero così la possibilità di aumentare il loro pubblico con storie serializzate, mirando alla classe operaia emergente, parlando della loro realtà.
Le storie non risultavano particolarmente interessanti dal punto di vista della trama, ma avevano dei personaggi perfettamente delineati per il pubblico a cui si rivolgevano. Spesso non avevano neanche una trama pianificata, venivano scritti finché il pubblico continuava a leggerli.
Una buona scrittura
Oggi ci sono più aspiranti scrittori di un tempo e la prima regola per risaltare è proprio il saper scrivere correttamente. Da questa prima regola non c’è scampo, e più si legge e si scrive, migliore sarà la forma.
Un buon esercizio di scrittura sono testi per periodici, riviste specializzate, blog… L’evoluzione moderna dei giornali del passato.
Collaborazioni
Come sopra, questo serve non solo come esercizio di scrittura, ma anche per far conoscere il proprio nome ed il proprio stile di scrittura, facendo “girare il nome”. Nessuno, per una sola storia breve o per un singolo articolo riuscirà a raggiungere la notorietà che porta a far vendere un romanzo milioni di copie. Scrivere dei guest post e newsletter, aiuta ad aumentare il proprio pubblico.
Attenzione a non avere la presunzione di collaborare con qualcuno perché ci si ritiene superiori: non si ruba il pubblico di un altro autore, se viene seguito è perché piace, al limite si aggiunge alla propria cerchia.
Essere presente ad eventi forum
Un autore isolato e schivo non può emergere in alcun modo: se non ci si espone, su quale base le persone possono essere spinte a voler conoscere un estraneo?
In passato c’erano salotti letterari in cui discutere di persona, oggigiorno di possibilità ce ne sono molte di più, date da internet con i forum, blog, ma anche eventi letterari dal vivo.
Purtroppo ieri come oggi bisogna esporsi, sennò nessuno sarà interessato a trovavi.
Se un autore vuole essere schivo verso le promozioni, allora l’unica possibilità che ha per scrivere per un pubblico è quella di essere un ghost writer che gli permetterà sì di scrivere, ma non farà conoscere il suo nome.
Prima di pensare alla fama e ricchezza, chiedetevi: quanto siete disposti a “mettere la faccia” nella carriera letteraria?
Ottima domanda. In realtà credo che molti autori di successo siano diventati tali senza un grande impegno per farsi conoscere (sempre con grande impegno sulla scrittura, comunque), ma… come si dice? Puoi anche attraversare l’autostrada a occhi bendati e non essere investito, ma non è il caso di essere troppo ottimisti. 😉
Ciao Grazia, il farsi conoscere degli autori comprende anche accettare di parteciapare agli eventi che gli editori organizzano. Ci sono persone veramente schive ad ogni forma di contatto sociale.
Non sono nemmeno convinta che basti metterci la faccia… occorre innanzitutto metterci il cuore. Altrimenti il lettore lo sente. Se un autore scrive un romanzo di emozioni, ma poi risponde freddo e distaccato al suo pubblico, non dura molto. Il lettore potrebbe sentirsi preso in giro. Probabilmente per questo apprezzo, anch’io da lettore, quegli autori che mettono il loro pubblico al centro, che si presentano alla platea ringraziandoli, perché non sarebbero lì se non grazie a ogni singolo lettore.
Ciao Barbara, hai fatto notare un’ottima cosa: il cuore. Nello scrivere questo articolo ammetto di averlo dato per scontato, ma effettivamente non è così.