“Un giorno voglio vederti vendere profumi porta a porta” mi disse in classe, davanti a tutti i miei compagni.
Dire che fossi introversa nella mia adolescenza è riduttivo. Quell’uomo di media statura e appesantito dall’età, a due anni dalla pensione, ne aveva visti parecchi di studenti ed ormai conosceva tutte le nostre debolezze e le nostre paure.

L’istruzione non è il riempimento di un secchio ma l’accensione di un fuoco
(William Butler Yeats)

carpe diem Il mio professore di letteratura e storia era un uomo che sapeva comunicare con noi studenti: quando entrava in classe ci faceva posare le penne e dovevamo solo ascoltarlo e osservarlo. Camminava molto nell’aula e tra i banchi, e si era come calamitati da quella persona, tanto da girarci senza accorgercene per seguirlo con lo sguardo quando arrivava fino in fondo all’aula.

Le interrogazioni poi… faceva stare due o tre di noi vicino alla cattedra e poi iniziava… una conversazione! Niente domande a bruciapelo sui contenuti del libro, e con lui imparare a memoria era proibito.
Così spesso le interrogazioni sfumavano nella spiegazione degli argomenti successivi.
Anche i compagni più problematici e con meno voglia di studiare, con lui raggiungevano la sufficienza, perché lo studio non significava solo imparare, ma anche e soprattutto pensare!

Credo che proprio questa sia stata la lezione che più di tutte ci ha impartito: l’importanza di avere una nostra opinione e la capacità di riflettere.

Un buon insegnante influenza l’eternità; non può mai dire dove si ferma la sua influenza.
(Henry Adams)

Che amasse il suo lavoro era palese, nonostante i lunghi anni di insegnamento. Poco prima della pensione prese la decisione di insegnarci la storia in un modo veramente originale.
Per due anni studiammo la storia al contrario: iniziammo dai giorni nostri, ci parlò di Cuba, andammo alla guerra del Vietnam e la Corea. Solo poi affrontammo il Secondo dopoguerra e la Seconda guerra Mondiale…

Il perchè? Non voleva che arrivassimo al diploma senza conoscere l’attualità.

Leggere, scrivere e parlare

Mi piacevano i libri che suggeriva di leggere, era un fanatico di Salgari e scoprii questo autore grazie a lui. Consigliava sempre dei libri adatti a noi adolescenti, che facessero nascere in noi l’amore per la lettura.

Ricordo una volta in cui doveva parlarci del famosissimo “Cuore” di De Amicis, ma proprio lui, un navigato professore, non lo riteneva adatto a noi. Infatti quel libro, al di là della sua importanza storica, non poteva essere una risorsa per rispondere alle esigenze dei nostri tempi, perchè era lontano dalla mentalità contemporanea.

I temi che ci assegnava erano di attualità e riflessione: ricordo che una volta ci fece scambiare i nostri compiti per correggere quello di un altro compagno. Fu un’altra lezione originale per  guardare  con occhi diversi la scrittura. Leggere e giudicare un testo di narrativa era ben diverso dal leggere e correggere il tema di un amico!

Però devo ammettere che la lezione che non riuscì ad attecchire con me fu parlare in pubblico, eppure avevo voti migliori in orale rispetto lo scritto!

Per ora il massimo che sono riuscita a raggiungere è  scrivere questo blog, ma lo ritengo un grande passo avanti rispetto alla me stessa di allora.

“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse” diceva il bravissimo Robin Williams ne L’attimo fuggente.

Ritengo che il mio insegnate lo abbia fatto e ce lo abbia trasmesso con successo.