Era una notte buia e tempestosa…” : che inizio banale mi direte voi!

Scrivere in modo banale è un bel problema, infatti gli aggettivi: banale, prevedibile e noioso se usati per le nostre storie diventano quasi una condanna a morte per i nostri racconti in fasce.

Come capisco che la mia storia è banale?

Il primo passo per capire se la storia è banale è… farla leggere! Quattro occhi sono meglio di due, soprattutto se sono i nostri, pieni di amore per la nostra creazione!
Dobbiamo però ricordare che non sempre i lettori cadranno in estasi per il racconto, ma che potrebbe anche risultare noioso. Vediamo quindi come evitare di prendere un granchio:

 1. Se il mio lettore sbadiglia!

Il modo in cui noi scriviamo è cruciale, quindi voliamo bassi. Se ci pensate, i testi scolastici che dobbiamo sorbirci fin dalle elementari hanno tutti una caratteristica in comune: sono scritti con un linguaggio difficile. Un panegirico di figure retoriche e sillogismi autocelebrativi.

Visto? L’ultima frase è piena di paroloni e non è bene rileggerla o fare qualche ricerca su Google per comprenderla.

Il lettore deve essere invogliato a leggere proprio perché non si deve sforzare più del necessario per proseguire la storia. Quindi non facciamo i cervelloni della situazione, ma mettiamo il nostro pubblico a suo agio rendendo le cose facili per tutti.

 

 2. So che tu sai

Se il lettore si scoraggia c’è un 100% di probabilità che dia una recensione negativa o che non prosegua la lettura.
Il motivo principale è che si sente stupido rispetto allo scrittore e la sensazione di disagio lo allontana. Il testo è infiocchettato ma senza seguito.

Il trucco sta nello spiegare anche contenuti fittamente intrecciati ma in una maniera comprensibile e chiara. Questo non significa che lo scrittore in sé sia meno intelligente, ma anzi verrà apprezzato proprio perché dice qualcosa di innovativo senza risultare pesante.

 

 

3. Lo scrittore con il paraocchi

Spesso gli scrittori alle prime armi scrivono delle sviolinate al loro ego che risultano terribilmente banali e a volte quasi illeggibili. Il protagonista (che è lo scrittore) ha un antagonista (che è il cattivo dello scrittore), si innamora (della cotta dello scrittore) e prosegue con un solo centro e scopo.

Il trucco sta quindi nel pensare ai nostri lettori e non mettersi al centro. Se creiamo una storia dobbiamo anche e soprattutto pensare a cosa potrebbe dire il nostro audience! E fidatevi, nessuno vuole leggersi un romanzo di autocommiserazione di uno scrittore che vuole parlare di quanto è bravo, bello e speciale.

I lettori vogliono sentire la verità di ciò che diciamo, e questo significa renderci vulnerabili. É proprio per questo motivo che al mondo non diventiamo tutti scrittori! Non tutti sono disposti a mettersi in gioco offrendo la parte più delicata di sè.

 

 4. Non fate la ramanzina

Se improntiamo un racconto sul sottolineare solamente un valore o un particolare modo di vivere il nostro lettore scapperà a gambe levate.

Un principio che vi suggerisco caldamente di prendere in considerazione è quello di non smettere mai di imparare! Ciò significa che nessuno può mettersi al di sopra di tutto per insegnare La Verità o altro. Oltre ad avere i paraocchi si rischia anche di avere un paio di tappi per le orecchie, il che di solito non porta a nulla di buono.

 

5. Bla bla bla parole inutili

Citando Antoine de Saint-Exupery direi semplicemente: “Un progettista sa di aver raggiunto la perfezione non quando non c’è null’altro da aggiungere, ma quando non è rimasto nulla da togliere”.

Voi avete trovato qualche altro punto che vi frena dal cadere nella banalità?
Per oggi ho finito le perle di saggezza, continuate a sognare!