Uno dei generi che in questo decennio è scivolato un po’ nelle retrovie dei nuovi titoli sugli scaffali delle librerie è la fantascienza.
Il genere letterario di fantascienza nasce nel diciannovesimo secolo, grazie alla spinta del progresso scientifico che ispira grandissimi scrittori come Verne e Wells a narrare di scenari futuri in cui la tecnologia avanza permettendo all’uomo di compiere imprese che non si era mai ritenuto possibile.
Il genere fantascientifico consta di elementi e di episodi di carattere più o meno plausibile scientificamente.
Ma la vera questione che viene sollevata dal genere di fantascienza negli anni successivi è legata allo sviluppo morale dell’uomo, a fronte di un avanzamento così strabiliante nel settore scientifico.
Progresso tecnico è quindi anche automaticamente progresso umano, o no?
E se la risposta a questa domanda è negativa, allora cosa rende l’uomo diverso da un animale particolarmente scaltro?
La fantascienza scrive del e sul futuro, alla luce delle informazioni che lo scrittore ha in quel determinato periodo storico, e immagina quello che potrebbe essere il mondo tra centinaia o migliaia di anni.
E’ uno sforzo immenso quello di poter guardare onestamente alla nostra specie e con oggettività pensare se il nostro grado di maturazione psicologica sia all’altezza delle scoperte tecnologiche che sembrano procedere ad una folle velocità, senza darci il tempo di capire realmente quali siano le conseguenze dell’uso di queste scoperte, se non quando un danno ci fa cambiare rotta (forse).
A tal proposito consiglio di leggere una trilogia “Il ciclo delle cinque galassie” di David Brin in cui si indaga la realtà da noi distante migliaia di anni in cui l’umanità viene a contatto con degli esseri alieni che cambieranno radicalmente la posizione dell’umanità, portando grossi cambiamenti in tutti gli aspetti della nostra esistenza come esseri umani.
Interessantissimo è vedere come e in che misura si può parlare di essenza umana, di caratteri peculiari che potrebbero essere un’arma a doppio taglio in un universo a cui non eravamo (e quindi siamo) preparati, data la nostra limitatezza nel concepire le possibilità di forme vitali al di fuori del nostro ecosistema.
Scrivere di fantascienza in maniera comprensibile senza cadere nell’uso eccessivo di tecnicismi o nell’evitare spiegazioni plausibili per un dato fenomeno non è mai facile, anzi!
Scrivere un’opera di fantascienza significa prima di tutto documentarsi ed informarsi sulle ultime tecnologie e scoperte scientifiche per poter poi dare il via alle più scatenate speculazioni.
Quindi lo scrittore non deve solo accontentarsi di avere uno stile fluido e accattivante, ma deve anche essere un po’ scienziato, inventore, ricercatore, filosofo, politico e moralista, oltre ad avere una buona dose di cinismo verso l’umanità.
Facile no?
La grande capacità che hanno i romanzi scientifici è quello di farci pensare all’impensabile, ad analizzare eventi correnti ingigantiti dalla lente impietosa dei nostri posteri verso la nostra storia, quella che stiamo facendo noi.
Penso che leggere opere di fantascienza, e soprattutto scrivere opere fantascientifiche sia essenziale nell’istruzione di ognuno di noi, e non intendo solo all’interno del panorama scolastico, ma soprattutto nella nostra vita comune.
Leggere di fantascienza non è infantile, come alcuni sostengono, anzi, è estremamente utile ed importante per la propria crescita morale e critica verso la nostra realtà, per renderci pienamente conto che il nostro stile di vita, le nostre convinzioni e azioni hanno delle conseguenze.
Quindi correte nella vostra libreria di fiducia e fate incetta dei titoli fantascientifici più disparati: un’avventura galattica vi sta aspettando!
Ma davvero c’è qualcuno che pensa alla fantascienza come a qualcosa di infantile?! Ma scherziamo?! Come dici tu, per scrivere di fantascienza bisogna documentarsi non solo sule tecnologie attuali, cercando di proiettare i loro sviluppi in avanti, ma occorre anche capirci, e molto, di fisica, chimica, meccanica, aerodinamica, ingegneria spaziale, astronomia e non so quant’altro! Ho la fortuna di avere per casa il Technical manual di Star Trek The next generation, pure vecchiotto ormai. C’è tutta la USS Enterprise descritta fino al minimo bullone. Da un libro così capisci quanto sia assolutamente difficile scrivere di fantascienza! Ah, aggiungiamo pure la linguistica e semantica (in considerazione del fatto che ho anche un dizionario Klingon…) 🙂
Voglio il tuo dizionario Klingon! Ti ricordi che l’astronave del primo Star Trek andava a valvole?
Ho ammirato uno scrittore come Clarke: lui era appassionato di astronomia, formulava le sue teorie, ma dato non era uno scienziato le trasformava in romanzi. Infatti lui fu il primo ad ipotizzare l’utilizzo dell’orbita geostazionaria per i satelliti da dedicare alle telecomunicazioni: adesso quella zona si chiama “Fascia di Clarke” 😀