Il pirata si ergeva sul galeone, saldo sul suo stivale sinistro, il moncone di legno della gamba destra appoggiato sulle assi del ponte di comando. Con il suo occhio buono scrutava l’avvicinarsi di un’isola all’orizzonte, mentre il suo pappagallo Polly se ne stava appollaiato sulla sua spalla beccando il cordone della benda che copriva l’altro occhio.
Con l’uncino che sostituiva la sua mano spostò il pappagallo che prese a beccare il suo orecchino.
“Arrr!!! Questo sarà un bel posto dove seppellire il mio tesoro”.

I segreti dei pirati.

ARRR il gioco dei Pirati di Mauro PeroniIl 19 settembre è la giornata internazionale “Parla come un pirata”. Ammetto di aver sempre avuto una passione per la figura del pirata; da piccola in Inghilterra mi leggevano i libri di Swallows and Amazons di Arthur Ransome, che non mi risulta siano stati tradotti in italiano, e Peter Pan. Alle elementari lessi L’isola del tesoro di Stevenson, mentre mia nonna era una grandissima appassionata dei film del genere degli anni ‘50 – ’60.
Partendo da queste fonti, per anni, ho sempre pensato che i pirati fossero effettivamente come nelle storie che amavo tanto.

Decisi  di scrivere una storia sui pirati e dovetti informarmi, scoprendo che quasi nulla delle righe d’apertura di questo articolo è vera.

La cosa che mi ha sorpreso di più è stata sapere che la maggior parte dei pirati erano ragazzi di vent’anni.

Non avevano pregiudizi, la cosa importante era la dedizione al lavoro. Tra loro si trovavano schiavi liberati e anche le donne non erano così escluse dalla vita in mare come si pensa (sicuramente per loro era un lavoro più faticoso). Tolleravano perfino l’omossesualità, avendo un corrispettivo della nostra convivenza di fatto.

Il lavoro del marinaio era estremamente sottopagato e anche il comportamento degli ufficiali era fortemente autoritario: per questo molti sceglievano la pirateria, trovando compagni che si trattavano alla pari e ufficiali che rischiavano meno frequentemente ammutinamenti per atteggiamenti troppo severi.

Quasi tutte le navi pirata avevano un codice pirata che stabiliva chiaramente come sarebbe stato diviso il bottino, le mansioni personali e gli incarichi che dovevano essere svolte da tutti. C’ erano anche delle forme di indennità che venivano riconosciute in base alle ferite riportate.

La X è il posto dove scavare

Nei film il maestoso galeone pirata rende bene, mentre nei libri ci si può accontentare anche di una nave a due alberi. Sebbene questi mezzi fossero storicamente presenti tra i pirati, le imbarcazioni che andavano per la maggiore erano piccoli sloop e golette. Queste navi erano infatti facilmente manovrabili e agili, inoltre la forma dello scafo permetteva di navigare anche i fiumi.

Le cruenti battaglie che vediamo nei film per ottenere il bottino erano nella realtà un colpo di cannone di avvertimento e lo sventolare del jolly roger (bandiere personalizzate e con pochi teschi ed ossa incrociate). Non serviva molto per spaventare le navi mercantili poco equipaggiate per difendersi.

Massacri e navi affondate? In genere l’equipaggio preferiva arrendersi. Ai marinai si chiedeva se il loro capitano fosse una persona giusta, ed in base alla loro risposta si decideva se lasciarlo in vita o giustiziarlo.

Se tra i marinai della nave abbordata erano presenti dei professionisti qualificati che mancavano alla nave pirata,  questi potevano essere costretti ad unirsi all’equipaggio.

Il bottino in genere era cibo, legname, stoffa, pelli di animali, tabacco e spezie. Di oro e argento ce n’erano ben pochi! La mercanzia veniva quindi rivenduta e i soldi ottenuti erano spesi in breve tempo: i pirati erano consapevoli che la loro vita sarebbe stata breve e volevano godersela il più possibile.

Naturalmente quando abbozzai la mia idea de I fratelli della costa non avevo ancora fatto le mie ricerche, e sono caduta in tutti i cliché possibili.

Tra questi però ce n’è uno che è vero: i pirati portavano realmente una benda sull’occhio! Tenendolo al buio, si poteva vedere più facilmente nella penombra in coperta, così non dovevano aspettare di abituarsi alla mancanza di luce.

Avete mai pensato ad un’avventura piratesca? Cosa dei miti e della realtà avreste voluto inserire?

 

TUTTE LE ILLUSTRAZIONI DI QUESTO ARTICOLO appartengono al gioco da tavolo ARRR!!!
Sono pubblicate per gentile consessione del suo autore Mauro Peroni, ideatore del gioco e illustratore.