Quest’anno abbiamo potuto assistere alla fine della grande stagione della Marvel con End Game e la fine della seguitissima serie di Game of Thrones . Oggi mi sento in vena di parlarvi della fine delle nostre storie.

Certo, chi ben comincia è a metà dell’opera, ma volente o nolente dobbiamo lasciare che i nostri piccoli capolavori prendano il volo e chiamino almeno una volta a settimana per dirci come va.

Bando alle ciance, spesso leggendo grandi capolavori surrealisti o soprattutto gialli ci si chiede come gli autori possano aver incastrato tutto così perfettamente.

Dono divino o capacità acquisita?

inizio e fineSembra quasi che i nostri autori preferiti abbiano avuto il loro San Matteo personale sulla spalla che dettasse loro parola per parola la fine dei loro romanzi.

Ebbene, signori miei, non dubito dello stato sublime di coscienza che alcuni possano raggiungere durante il componimento di qualsiasi opera artistica, ma per certo so che artisti non si diventa per caso.

Lo studio di altri autori diventa quindi fondamentale per allenare anche la nostra creatività e fare dei passi avanti.

Lo studio non è noioso se si tratta della nostra passione, ma dalla mia esperienza personale partire dai libri che ci hanno fatto amare la lettura è un inizio.

Ricordo ancora il primo libro che mi ha fatto commuovere, appena undicenne: “La città dei libri sognanti” di Walter Moes, una trama abbastanza semplice, ma un’ottima partenza per lo studio sul campo.

L’avventura e lo sviluppo personale sono adatti al pubblico a cui lo scrittore si rivolge, e così anche la fine agrodolce.

La chiave

La chiave per scrivere una fine adeguata al suo inizio è proprio questa: prendere ciò che era dato in partenza e cambiarlo, stravolgerlo ed accordarlo alla crescita dei nostri personaggi.

Nelle prime fasi di progettazione, che consiglio sempre di seguire per creare una struttura coerente ed omogenea , si potrebbe rivelare utile mettere a confronto proprio queste due fasi: l’inizio e la fine.

Se esse saranno abbastanza lontane da un punto di vista concettuale, allora significa che probabilmente stiamo seguendo la strada giusta.

inizio e fineRicapitolando: per progettare una buona fine dovremmo

  • Partire da un buon inizio,
  • Svilupparlo in maniera adeguata durante la narrazione del racconto
  • La fine potrebbe essere riaggiustata confrontandola con il nostro punto di partenza.

Facile no? Ora rimbocchiamoci le mani e mettiamoci a lavoro!

A voi è mai capitato invece l’inverso? Sapere come voler concludere una storia e poi arrivare al suo inizio?