La scrittura è una specie di telepatia. Scrivi parole su una pagina e, in un altro luogo e tempo, un altro essere umano le leggerà e capirà il tuo pensiero di quel momento. Non ci sei, ma legge i tuoi pensieri. (Joanna Penn)
Leggevo un articolo in un blog di un’autrice britannica sul potere curativo delle storie, il quale esordiva proprio con queste parole. Trovo molto stimolante il paragone della scrittura con un superpotere come, appunto, la telepatia.
Essere emotivi e suscitare emozioni
Ho già rivelato in altre occasioni di come travolta da un’idea sento l’impulso di scrivere qualsiasi cosa mi passi per la mente. Dopo il primo impatto lascio l’idea maturare e solo successivamente la riprendo in mano, pianificando e costruendo sensatamente la storia.
Se c’è una cosa che ho imparato dalla scrittura è che poche volte l’emozione che provo io, legata al flusso di coscienza, suscita la stessa reazione ad un potenziale lettore. Per trasmettere una reazione emotiva ci vuole innanitutto pazienza.
Non si può gettare una bomba e farla esplodere in 60 secondi. Le emozioni non funzionano così. Come ripeto spesso, una storia va pianificata. Sarà importante partire pensando ad un conovaccio della scena ed aggiungere via via i dettagli che creeranno un crescendo di emotività.
Viaggiare nel tempo
Non butto via mai nulla, o meglio, conservo sempre la stesura emotiva. Poi mi creo un nuovo documento e rielaboro le mie intenzioni. Ogni volta che riscrivo pesantemente una storia la salvo come nuovo documento.
Sì, per quel che riguarda le mie storie alcuni potrebbero giustamente paragonarmi un’accumulatrice compulsiva, ma lo trovo utile. Mi capita abbastanza di frequente di rileggere delle scene ad anni di distanza dalla loro redazione, ma ogni volta la mia interpretazione cambia alla luce delle esperienze che ho fatto. Il poter tornare indietro alla versione precedente, il più delle volte, mi aiuta a rievocare situazioni ed emozioni legate a fatti personali che solo con un periodo di sedimentazione riesco ad esprimere al meglio. Riesco a rendere appieno ciò che l’emozione pura aveva adombrato e riesco a trasmettere l’idea come volevo che fosse percepita dai mei lettori.
Esprimere le emozioni
Se la capacità di provare emozioni è universale, esprimerle è decisamente più difficile; ma è l’unico modo che noi umani abbiamo per comprendere gli altri e viceversa.
Non dico che si debba creare un racconto basato solo sui propri traumi infantili e non parlare d’altro. Penso invece che usare le forti emozioni che si sono provare nel corso della propria esistenza aumentino la qualità della storia e il grado di empatia con il lettore. Lo scrittore parla rivolgendosi all’animo stesso del lettore, e se egli lo percepirà, lo scrittore non sarà mai più solo, e lo stesso varrà per il lettore che è stato toccato da esperienze che non ha mai fatto in prima persona. E questo solo sfogliando delle pagine inchiostrate!
Spesso si è bloccati nel voler esprimere le proprie emozioni perché si ha paura di essere giudicati. Proprio nei giorni scorsi ho scoperto che la seconda paura più diffusa, dopo quella di morire, è quella di essere giudicati.
Questo mi ha fatto riflettere: non avevo mai percepito il giudizio in modo così profondamente negativo, arrivando ad interpretarlo come una paura. Si tratta di un freno potentissimo, specialmente nella scrittura.
Se si vuole avere successo come autori è bene anche empatizzare con i lettori. Solo così anche noi avremmo il superpotere della telepatia!