Per quanto non possa sfuggire all’educazione ed alla cultura in cui sono cresciuta, dove e come posso ci tengo a razionalizzare comportamenti ed atteggiamenti per dargli un significato legato al “buonsenso”.
Ormai sapete bene di come io sia contraria all’accettare i fatti “perché sì”.
Mi è difficile però razionalizzare la religione e le sue festività, quindi una di queste sere potrei ricevere la visita di tre fantasmi per farmi cambiare il mio approccio al Natale.
Per instillare in me il melenso spirito del Natale inizierebbero col dirmi: non lo sai che a Natale c’è il boom delle vendite dei libri, specialmente cartacei, e si incrementano molto anche quelli per bambini? Carpe diem!
Come scrivere un racconto natalizio
O stagionale, legato a una qualunque festività. Perché non esiste solo lo spirito natalizio, abbiamo anche quello di San Valentino, del Carnevale, di Pasqua…
Genere: influenzati da Il canto di Natale di Dickens si tende a pensare ad un racconto di Natale come un racconto “magico”. Non per questo però deve essere una storia fantasy o soprannaturale.
Sì, alle volte un piccolo spruzzo di “magia” può mescolarsi bene anche con generi più lontani, come fantascienza o poliziesco, l’importante è ponderare tutto nelle giuste dosi.
Qualcuno può asserire che il mescolare più generi possa rendere un racconto poco vendibile, ma ricordiamo che ci sono anche autori che hanno formato la loro carriera proprio su questo: Douglas Adams mescola commedia e fantascienza, Stephen King unisce la suspense a… tutti i generi.
Il genere steampunk nasce da finzione storica servita con un po ‘di fantascienza.
Ambientazione: la festività non è solo un’idea, ma è concretizzata da pratiche celebrative.
A Natale si è pervasi dall’impulso degli addobbi, del presepe, ma anche di pietanze tipiche. Le riunioni di famiglia, i balli ed i giochi di società: tutto questo assieme caratterizza l’atmosfera natalizia.
Quindi non bisogna pensare che Natale significhi solo una casa in mezzo la neve, mentre estate è una bella spiaggia assolata. Bisogna andare oltre: il saluto ai compagni di scuola, le feste aziendali, i prodotti dei negozi e le loro vetrine. Non dimentichiamo poi i pellegrinaggi verso i parenti lontani.
Sensi: qui ci si può sbizzarrire: ho già pubblicato una serie di articoli sull’utilizzo dei singoli sensi nei racconti. Parlare di Natale in Italia però è parlare dell’annosa lotta tra Pandoro e Panettone, di pranzi degni di un banchetto di nozze, dove ogni città e regione ha i suoi piatti tipici, con le sue spezie ed i suoi profumi.
Personaggi: ogni autore costruisce il suo personaggio conoscendolo intimamente in ogni suo dettaglio. Le domande importanti per un personaggio da inserire in una precisa stagione riguarda cosa ne pensi dell’ambientazione, come la vive e come si sente. Magari non sono notizie importanti da motivare nella storia, ma aiutano tantissimo nella coerenza degli atteggiamenti e delle azioni.
Azione: cerchiamo di non banalizzare: ci sono conversazioni e azioni che i personaggi potrebbero fare ovunque, permettendo alla trama di proseguire. Perché allora non caratterizzare l’azione inserendola in un contesto più stagionale? Ambientare un dialogo in un mercatino di Natale, una pista di pattinaggio oppure davanti ad una cioccolata calda invece del solito caffè al bar?
Conflitto: inserire un conflitto in una stagione può essere una cosa pericolosa e difficile da gestire. Quindi è bene prendere questa possibilità con le dovute precauzioni. Una lotta ideologica tra chi crede nella magia del Natale e chi è più razionale è la cosa più semplice. Ma si può considerare anche la possibilità di un’attività stagionale, come una gelateria che nel periodo invernale chiude e porta un personaggio a ristrettezze economiche.
Vi immedesimate mai in una precisa stagione quando scrivete? Lo fate quando vivete quel periodo o la vostra creatività vi permette di scrivere del Natale a luglio e viceversa?
Scrivendo una storia mi calo nelle sue stagioni, che spesso non concordano con quelle della mia realtà. Non faccio fatica a immedesimarmi, però certo, è possibile che io abbia una gamma più vasta di impressioni tra cui scegliere quando sto vivendo la stessa atmosfera. Buone feste, Rebecca!
Ci sono dettagli che si notano meglio quando si vive il momento, al di fuori della sua stagione possono essere considerati dettagli talmente poco rilevanti da averli dimenticati. Però francamente preferisco “venga resa l’idea” piuttosto che un testo appesantito da una grande quantità di dettagli inutili.
Buone feste anche a te.
Scrivere del Natale a luglio no, proprio non ci riesco. Così come ho bisogno della nebbia per scrivere di fantasmi, quanto meno dei MIEI fantasmi. Quest’anno però mi sono buttata sui materassi e su Il Padrino per il racconto di Natale, l’ho vissuto come un azzardo. Del resto, negli ultimi anni sono molto più Grinch di un tempo, il Natale è solo un’occasione di riposo dal lavoro. Quest’anno i regali sono ancora sotto l’albero, in attesa di un cavolo di decreto che mi consenta di consegnarli ai destinatari. Probabilmente a Pasqua!
Hai bisogno di empatizzare con il periodo, l’importante è non essere chiusi nella cosa, perchè ogni tanto, qualche scena, magari di flashback, può capitare. Nel mio caso già impiego anni a scrivere qualcosa, figurati se aspetto anche il periodo giusto, scrivo nell’anno del mai.
Quando tu consegnerai i regali di Natale io forse riesco a recuperare un po’ di articoli arretrati del periodo delle feste 😉
Complimenti per averli voluti fare, io alla fine ho rinunciato ad ogni regalo (cartoline comprese).