Quando pensiamo a dei buoni romanzi horror ci vengono subito in mente mostri, case abbandonate e a oscure forze demoniache che ci regalano quei deliziosi brividi lungo la schiena.
Ma come si creano davvero dei mostri spaventosi?
Sorvoleremo sulla categoria “Animali pericolosi, ma giganti” che è stata ampiamente utilizzata dalla cultura pop negli ultimi cinquant’anni come Sharknado oppure Jaws.
Intanto sfatiamo un mito: è più probabile che veniate colpiti da un fulmine che attaccati da uno squalo, quindi state in casa durante i temporali e proseguiamo.
Un mostro per essere ritenuto tale non deve avere delle caratteristiche fisiche specifiche, potrebbe addirittura non averle affatto!
Ciò che veramente conta è il perchè il lettore deve averne paura.
Cosa rende un mostro tale?
Un mostro per definizione dev’essere lontano dalla nostra umanità in senso mentale.
Il nostro concetto di essere degli umani ci porta a considerarci in cima alla catena alimentare, dimenticandoci che anche noi siamo delle prede.
Il primo passo è dunque quello di rovesciare la normale posizione di predatori a cui siamo abituati, trasformandoci in prede.
Un mostro spaventoso ha quindi delle caratteristiche che lo rendono immune dai più comuni metodi di offesa personale quali pistole, taser, coltelli e veleno.
Un mostro è spaventoso perché non si ferma davanti a niente e nessuno, non rispetta la decenza comune e al comune sentire, tutti possono essere i bersagli.
Come si crea la paura?
Quando un lettore cerca un horror vuole sentirsi minacciato, in pericolo dalla sua stessa poltrona di casa.
Pensiamo ad esempio a Freddy Krueger, che attaccava le proprie vittime in sogno, mentre dormivano al sicuro nelle loro case.
Un mostro deve quindi essere in grado di raggiungere le proprie vittime anche negli angoli ritenuti più sicuri. La paura deve continuare anche quando il libro viene chiuso e si spegne la luce, perché potrebbe essere proprio lì, in attesa di colpire anche noi se tendiamo un po’ più l’orecchio.
Il mostro ovviamente non può essere invincibile, e sarà proprio il racconto a svelare le connessioni che riveleranno il modo di sconfiggere tale mostro, uccidendolo o allontanandolo per sempre.
Qual è il mostro più spaventoso che abbiate mai incontrato? Cosa rende un mostro davvero tale?
Non cerco mai la paura nei libri o nei film, è qualcosa che non mi interessa. Quando mi sono imbattuta in qualche sequenza horror per sbaglio, non sono stati i mostri a spaventarmi, ma certi dettagli. Per esempio in Profondo Rosso mi sembra che la protagonista cammini lungo un corridoio in cui vediamo scorrere i ritratti appesi alle pareti, fino a quando uno di essi fa un piccolo movimento. Ecco, credo che per me potrebbe essere questo l’horror efficace: qualcosa di apparentemente innocuo che si rivela spaventoso. Lo stesso tasto è stato sfruttato nel museo della prigione di Inveraray, in Scozia: entri in una sala che riproduce un’aula di tribunale ottocentesca, con statue di cera per tutti i personaggi. A un certo punto uno degli spettatori si volta verso di te, che sei sulla porta a guardare. Non so se a qualcuno sia mai venuto un infarto.
Mi hai riportato alla mente quando da adolescente ho voluto comprare una lampada con il volto di un faraone: per una questione di illusione ottica quando ci si sposta davanti sembra che gli occhi del faraone ti seguano.
Non ritengo che per la paura sia necessario inserire una creatura, ma di sicuro il suo utilizzo è un clichè. In molti horror capita anche che si parli di mostri, trovando solo indizi che ricollegano alla creatura senza mai vederlo. Questo utilizzo dei dettagli è effettivamente molto più efficace.