Tutti noi nelle nostre vite siamo mossi da una ragione per fare qualsiasi cosa. La motivazione ci permette di alzarci la mattina e non rimanere tra le coperte per andare a lavoro per non morire di fame. Ogni essere vivente è mosso da uno scopo per fare quello che fa, dall’istinto di sopravvivenza alla lotta per un ideale.
Dunque non pensate anche voi che anche i personaggi nelle nostre storie dovrebbero avere altrettanta motivazione nelle loro esistenze?
Motivazione per tutti
Spesso gli scrittori si concentrano talmente tanto sul protagonista e sul supercattivo nella costruzione della loro storia e del loro percorso psicologico che si dimenticano di dare profondità anche a tutti gli altri personaggi.
Qui in Veneto abbiamo un’espressione che si potrebbe tradurre con “Nemmeno il cane scodinzola per nulla”. Questo significa che anche una figura in secondo piano non può agire senza uno scopo o una ragione.
Pensiamo ad esempio ad un incidente stradale, in cui il testimone medio dichiara di non aver visto nulla, perché? Per non essere coinvolto in atti giudiziari, anche se il senso civico imporrebbe di non sottrarsi a questo compito.
Quindi ricordiamoci che non ci sono solo il protagonista e l’antagonista, ma una miriade di realtà che aiutano a creare un insieme credibile e condivisibile dal lettore.
Come si sviluppa?
La ragione che spinge i personaggi, come le persone, ad agire, si sviluppa con un arco, simile a quello narrativo che inizia con la causa scatenante e si conclude con la riuscita o il fallimento del conseguimento del desiderio del personaggio.
Ovviamente lo sviluppo della motivazione non deve per forza essere lineare, come del resto non è mai nella vita vera. Basta quindi tenere a mente qual è il punto di partenza e quale quello di arrivo per creare un impianto soddisfacente.
La ragione per cui i personaggi principali agiscono però non dovrebbe mai tardare ad arrivare, possibilmente sarebbe saggio introdurla nel primo quarto della storia, pena la perdita di interesse da parte del lettore nella nostra storia.
Non deve essere solo una
Un altro aspetto della motivazione dei personaggi è che non deve essere per forza unica nella storia.
Certo, il nostro protagonista vuole sconfiggere il tiranno per liberare il suo popolo, ma se nel corso della storia venisse tentato dal potere? Questo comporta la creazione di intrecci più fitti all’interno della storia che rendono la narrazione più avvincente.
La motivazione potrebbe quindi essere di natura interna, oltre a quella esterna. L’importante è non rendere le cose facili ai nostri personaggi, perché si sa, sono le sfide a mettere alla prova la fibra di ognuno di noi.
L’assenza di motivazione
Non è detto che tutti i vostri personaggi debbano avere una volontà di ferro ed essere dei novelli stoici da manuale, anzi, la varietà arricchisce il testo in ogni sua forma.
Attenzione però a non confondere la motivazione con la pigrizia o con la paura. Certi personaggi potrebbero essere di poca sostanza quando si arriva al dunque, ma sarà sempre forte in loro una motivazione, magari di natura esclusivamente egoista, che li fa fuggire per ignorare situazioni spiacevoli.
Voi invece cosa ne pensate? Avete mai apprezzato un personaggio con poca motivazione? Oppure siete dell’idea che ognuno debba averne una a modo suo?