Ormai non conto più quante volte ho squadrato carta e penna e, indecisa, ho risolto la mia querelle intima con una “Naah” per passare ad attività meno significanti.
Ebbene sì, mi chiamo Rebecca e sono una procrastinatrice! (Ciao Rebecca).

Scherzi a parte, sappiamo benissimo come la vita moderna possa essere davvero stressante e di come a volte, arrivati a sera, avremmo solo volta di trasformarci in un burrito grazie alla nostra copertina di supporto emotivo, e aspettare la sveglia del giorno dopo per ributtarci nella mischia.

La sirena ha cantato anche per me, e troppe volte ho indugiato sui video suggeriti da Youtube. Ma un giorno mi sono svegliata, ho lucidato i miei occhiali affilati e ho detto basta scuse! Peccato che proprio quella sera è venuta a trovarmi una cara amica… quindi beh, diciamo che ho trovato la motivazione di cercare delle strategie che mi aiutassero a smettere di trovare scuse.

Ed ecco a voi quelle che secondo me sono state più efficaci:

La scrittura come dieta

annotazioniNon so se avete presente alcuni consigli del dietologo quando si tratta di mantenere un regime di alimentazione costante, ma uno dei consigli che solitamente danno è quello di tenere traccia scritta di tutto quello che si mangia.
Il principio è lo stesso, solo che al posto di annotare i nostri pasti, dobbiamo annotare tutto quello che scriviamo. Si può creare una tabella o un foglio excel in cui riportiamo tutti i giorni in cui scriviamo, e quanto abbiamo scritto, ma soprattutto, dobbiamo annotare quando non abbiamo scritto e il perché.

Come dicevo, gli scrittori sono molto creativi, e la fantasia non li abbandona nemmeno quando si tratta di trovare delle scuse per non scrivere! Annotando la ragione per cui non abbiamo scritto mettiamo nero su bianco le scuse che cerchiamo.

In questo modo avremo davanti agli occhi tutto quello che abbiamo fatto di buono, tutto ciò che abbiamo scritto, sentendoci appagati per il lavoro svolto, e vedremo anche il perchè non scriviamo quanto vorremmo. Se le scuse sono valide (un imprevisto o un incidente che ci ostacolano), ovviamente non ci sentiremo in colpa, quindi se avremo tutte scuse valide non avremmo nessun rimorso e siamo sulla strada giusta!

Modifichiamo quello che diciamo per modificare quello che facciamo

Vi ho già parlato del potere che hanno le parole nel modificare le nostre azioni, e questo vale anche nella motivazione a scrivere.
Ad esempio l’utilizzo della parola “ma” ha un impatto veramente impressionante sul modo in cui un pensiero, o un’intenzione vengono ricordate.

Vi faccio un esempio:
Volevo scrivere, ma ero davvero troppo stanca.
Volevo scrivere.

Nella prima formulazione la sensazione è dispiacere sì, però la seconda ci lascia quasi con un senso di nostalgia, un’attività che volevo davvero fare e non è stata portata a compimento.

Allo stesso modo quando mi trovo davanti allo schermo del PC cerco di dirmi semplicemente “Voglio scrivere.” Senza se e senza ma. Scrivere è un momento per me, per staccare e riprendere le redini con la mia mente, procrastinare sembra l’opzione migliore al momento, ma a lungo andare risulta deleterio.
Quindi cominciamo a pensare alla scrittura non come un appuntamento dal dentista per farci togliere tutti i denti del giudizio, ma come una coccola che ci facciamo.

E se siamo davvero troppo stanchi ce ne accorgeremo dopo aver almeno buttato giù un paio di righe, quindi nella nostra tabella troveremo una voce che ci dice che noi comunque abbiamo creato qualcosa, anche allo stremo delle forze, il che è alquanto gratificante, non credete?

Svogliatezza o paura?

A volte non siamo troppo stanchi o troppo impegnati per il nostro appuntamento con la Musa, quindi cosa succede?
Certe volte mi sono trovata ad evitare deliberatamente di scrivere perchè avevo paura di affrontare la storia che avevo davanti.

E anche in questo caso la scrittura può venire in aiuto, sempre per il principio che il problema deve essere la soluzione.

Nello specifico stavo scrivendo Il Drago Ribelle, e proprio non riuscivo a trovare il nome adatto per il protagonista, e la danza di guerra è andata avanti per un bel po’, temendo di dare al personaggio un nome che non lo rappresentasse appieno. Alla fine mi sono decisa con una semplice domanda: e anche se sbaglio il nome adesso, cosa potrà mai succedere?

Rincuorata mi sono rimessa in postazione e in una sola seduta ho dato vita a ben tre sequenze, sentendomi super appagata alla fine della sessione!

Quindi se vi sentite un po’ in dubbio o anche timorosi nell’approcciarvi alla scrivania, basta che vi facciate questa domanda: di cosa ho paura? Io sono uno scrittore senza macchia, e di certo non sarà un alfabeto remixato a farmi paura, del resto si impara alle elementari, no?

Spero tanto che abbiate trovato utili questi consigli. E voi ne avete di diversi da condividere con la classe?