Da adolescente ero una lacrima facile, mi bastava essere maldisposta e mi mettevo a piangere perché gli Ent avevano perso le Entesse (tratto da una storia vera).
Mia sorella maggiore poi, ancora adesso mi rivede nella scena iniziale del film All’inseguimento della pietra verde, dove la scrittrice protagonista piangere fiumi di lacrime mentre batte la scena finale del suo romanzo.

piantoMa quanti protagonisti avete incontrato che piangessero per motivi così futili? Fate attenzione, mi riferisco solo ai protagonisti.

Infatti se ci fate caso, per quanto il personaggio principale possa essere fragile e delicato, il momento del pianto vero e proprio non occorre mai in più di un paio di occasioni. Momenti di sconforto possono accadere più frequentemente, ma diciamo che la lacrima è la goccia che fa traboccare il vaso, quando proprio il protagonista arriva allo stremo della sopportazione.

In questo modo noi simpatizziamo con esso, e spesso e volentieri è proprio in questo momento in cui si corre a prendere i fazzoletti.
Con questo non voglio dire che ogni umidità non autorizzata debba essere bandita dalla storia, perché sarebbe anche poco efficace.

Come abbiamo visto, il pianto è una reazione estrema, come la risata, e infatti i personaggi non se ne vanno in giro a bocca aperta, causandosi dislocamenti della mascella ad ogni piè sospinto.  Ma ci possono essere dei particolari personaggi di contorno che possono avere più inclinazioni ridanciane o piagniucolone. Pensiamo ad esempio a Ih Oh in Winnie de Pooh, o alla sua controparte Tigro: due personalità ben distinte e con diverse funzioni all’interno della storia.

Trattandosi narrativa per bambini la connotazione così netta serve anche per comunicare la funzione morale della storia, ma il principio rimane buono per tutti i tipi di romanzi.

Il pianto potrebbe anche rivelarsi uno strumento per fare della scrittura comica, rendendo un personaggio caricaturalmente e rendere il suo continuo pianto fonte di risa, a fronte dell’esasperazione del protagonista che ci deve aver a che fare.

Ma perchè lesinare sulle lacrime?
Ebbene se una manifestazione di emozione viene usata in maniera indiscriminata, questa perde la leva emozionale su di noi.

emozioni“Oddio, ecco che riparte, ma possibile che non sappia ricomporsi?” Mi viene da pensare quando leggo certe lacrimevoli fanfictions. E allo stesso modo fanno tutti gli altri lettori quando il pianto, la risata o l’urlo furioso vengono utilizzati troppo spesso.

Fortunatamente il nostro cervello è in grado di esprimere le nostre emozioni con molta efficacia, lasciando intendere il nostro stato d’animo da una miriade di piccoli segnali, i quali, di solito sono più difficilmente interpretati dagli uomini.
E non prendetela male, la scienza ha dimostrato che effettivamente le donne sono in grado di riconoscere le emozioni dalla mimica facciale più rapidamente e con più efficacia rispetto agli uomini.

Un elemento in più da sfruttare per le vostre storie!

Voi avete mai trovato protagonisti piagnucoloni? O scritto di personaggi dalle emozioni facili? Raccontatemi nei commenti!