Non che io mi sia posta questo dilemma, ma quando si scrive è importante avere chiaro ciò che ci motiva. C’è chi scrive per le emozioni che suscita il processo creativo, chi invece dà importanza al prodotto finito, vedendo la pubblicazione come obiettivo principale.
Scrivere per passione
Scrivere per passione significa principalmente scrivere per se stessi. Ma attenzione: la passione per un’idea può portare anche ad essere ciechi verso la qualità del prodotto stesso; più lo si ama, più viene considerato un capolavoro e meno si accetta che ad altri non possa piacere.
Questo ha come conseguenza principale il temere il giudizio di altri, confinando un potenziale lavoro divulgabile chiuso in un cassetto.
Generalmente chi scrive per passione ha tempi molto lunghi di stesura, si sofferma molto sui dettagli ed il modo di scrivere, rimaneggiando le scene all’infinito. Scrivere per se stessi significa mettere alla base una storia come ci piace, senza tener in alcun modo in considerazione il target del possibile pubblico.
Scrivere per pubblicare
L’opera scritta deve obbligatoriamente aver raggiunto la parola “fine”, finalizzando il processo creativo alla presentazione di un prodotto. Ci sono persone che preferiscono la pubblicazione al processo di scrittura.
Una cosa di cui ci si rende difficilmente conto quando si scrive è che nel momento in cui si conclude, quel prodotto non ha più il coinvolgimento emotivo della fase di creazione, diventando in un certo senso qualcosa di più freddo. Il vantaggio e lo svantaggio di questo aspetto è il minor peso che la critica dovrebbe avere sull’autore, il quale è a sua volta più distaccato.
Voler scrivere per pubblicare dà uno stimolo in più a voler raggiungere i propri obiettivi, spronando a calendarizzare i tempi di scrittura e scandendoli giorno per giorno in un ritmo costante.
Il fatto di voler pubblicare e quindi condividere il testo, aiuta anche ad avere opinioni durante il processo di scrittura.
Personalmente ricado (malamente) nell’estremo di scrivere per passione, ho diversi racconti e li tengo per me, mentre scrivo articoli nel blog per pubblicare ed imparare concetti.
Chi riesce a stare nel mezzo può godersi sia il processo creativo che il prodotto finale, apprezzandolo anche se ha qualche difetto. Scrivendo si cresce e si matura, tenendo gli scritti per se diventa difficile notare il percorso fatto.
Voi, in che categoria rientrate? Riuscite ad essere equilibrati?
L’equilibrio è sempre fragile, ma so che questi due aspetti della scrittura – scrivere e pubblicare – sono sempre stati uno per me. Fin da quando ho iniziato a scrivere, ho sempre pensato che avrei pubblicato le mie storie, e quando la cosa si è rivelata più complicata del previsto, mi sono rimboccata le maniche per acquisire gli strumenti necessari a raggiungere l’obiettivo. Non riesco proprio a concepire la scrittura senza la pubblicazione, mi sembra una forma di solipsismo. Riuscire ad arrivare al traguardo, e come, è un’altra cosa. Non è un mondo in cui ci si possano aspettare ritorni in proporzione alle energie spese.
Grazia, tu sei l’esempio dell’equilibrio di un autore indipendente. Gestendosi da soli sia scrittura che pubblicazione, risulta un po’ più semplice essere equilibrati negli obiettivi.
Traguardi e ritorni economici sono altri problemi da porsi.