Confrontandomi con altri in merito alle mie storie, spesso mi hanno chiesto come abbia fatto a scrivere  dei personaggi così lontani da me e dalla mia personalità. Creare dei personaggi diversi da me è stato sicuramente stimolante, ma si devono considerare anche i momenti in cui avrei volentieri preso Josephin per le spalle e scrollandola chiederle: “Dimmi! Dimmi perché fai così!”.

La rivelazione

Un bel giorno in cui ero sull’orlo di abbandonare per sempre la storia de “I fratelli della costa” il grillo parlante è saltato sulla mia spalla e mi ha sussurrato poche parole… Lascia che si arrangino.

Probabilmente è stato per le troppe tazze di caffè ingollate durante il giorno. Fatto sta che questa rivelazione mi sarebbe stata molto utile, non solo per ultimare quel racconto, ma anche per quelli a venire.

Ora vi spiegherò cosa voleva intendere il mio assistente salterino: i personaggi sono in una certa misura indipendenti… e beh, a volte neppure noi scrittori possiamo comprenderli fino in fondo.

Scrivere riguardo ad una persona che si conosce è facile, sappiamo che in una certa situazione reagirebbe in un determinato modo o direbbe qualcosa che a noi risulterà prevedibile. Ecco, quando un personaggio si stiracchia sulla pagina fa esattamente la stessa cosa, comincia ad essere autonomo nel momento in cui lo interiorizziamo.

Sapere la trama in maniera generica ma con dei punti di svolta ben fissati è di sicuro utile, e così anche i nostri personaggi la seguiranno la maggior parte delle volte.

Con il procedere della storia ci saranno scene o battute che poco si addicono ai nostri ragazzi e quindi non ci resta che seguire ciò che loro diranno spontaneamente.

Faccia a faccia con i personaggi

Ecco, ora crederete anche voi che sia vittima della pazzia. Beh sappiate che non sono l’unica. Avete mai letto “La tragedia d’un personaggio” di Pirandello? In questa novella lo scrittore dà addirittura udienza ai suoi personaggi e si appunta ciò che hanno da dirgli, fino a quando non ne arriva uno che è stato sottovalutato. Ma niente anticipazioni!

Quello che voglio dire è che non serve conoscere perfettamente un personaggio per poterne scrivere. Ciò che conta è lo studio preliminare che se ne fa per crearlo.

Dora l’exploradora sociale

Se si vuole infatti scrivere di una persona che è totalmente lontana dal nostro sentire e da ciò che conosciamo, il mio consiglio è: osservate chi vi sembra avere quei tratti e siate curiosi. Non limitiamoci a fare un calco con la carta carbone, ma mischiamo ben bene le nostre impressioni, e poi versiamo il composto nel calderone della nostra immaginazione.

Naturalmente non essendo onnisciente ho sempre chiesto il parere di chi potesse darmi un riscontro soddisfacente. Non nascondete i vostri personaggi, solo facendoli conoscere ad altre persone potrete migliorarli e correggerli quel tanto che basta e farli parlare con le persone.

Siete d’accordo oppure no? Qual è stata la vostra esperienza con personaggi completamente diversi da voi mentre ne scrivevate?