Parecchi anni fa mi sono lanciata nella scrittura di una storia che speravo si sarebbe trasforamata in un romanzo. Avevo deciso che l’avrei intitolato “Il drago ribelle”. Ci dedicavo molto tempo, e gran parte della storia era stata abbozzata, anche se l’ambientazione nella Parigi del 1800 mi rallentava un po’, dato che mi dovevo documentare.

Poi all’improvviso mi sono bloccata e da allora non ho ancora avuto il cuore di riprenderlo in mano. Non avevo esaurito le idee o il tempo da dedicarci, era successo qualcosa di molto meno convenzionale!

Essere insensibili verso una propria creazione

clessidraIl mio blocco è scaturito da una scena che stavo descrivendo, dove, come sempre, i personaggi hanno preso vita e mi stavano quasi dettando i loro prossimi passi.  Purtroppo però,  di punto in bianco, uno dei personaggi che avevano accompagnato la storia fin dal principio è morto.

Non credo di poter affermare che sia stato per mia volontà, a me piaceva! E certamente  avrei voluto che rimanesse con il lettore fino alla fine: ma la coerenza su chi fosse e cosa aveva fatto fino a quel momento portava a quell’epilogo.

Ho pensato diverse volte a soluzioni alternative, ma non ne ho trovate di valide.

Stavo facendo il mio più grande errore: affezionarmi ad un personaggio e volere solo il meglio per lui, senza tener conto dei suoi difetti.

Le imperfezioni di un personaggio sono quelle che lo rendono “umano” e più vicino al lettore. Per tutto il racconto avevo parlato del mio personaggio elogiando perlopiù le sue qualità, quasi dimenticandomi dei suoi difetti, che però sono apparsi in modo irruente nel suo finale.

Ad un certo punto è sempre bene esporre anche le peggiori qualità del propri personaggi per renderli più verosimili. Un personaggio potrebbe essere coraggioso, ma ciò potrebbe portarlo a essere sconsiderato, oppure un idealista che si rivela ingenuo.

games of troneUno dei motivi per cui scrivo è proprio il fatto che amo i miei personaggi, ed è anche per loro stessi che scrivo, affinché prendano vita. Il fatto di lasciare una storia in sospeso solamente perché non voglio raccontare quella scena strappalacrime mi penalizza come scrittrice.

Fare qualcos’altro per distrarmi non mi aiuta nello scrivere: guardare la televisione, pulire casa, occuparmi delle piante…. Tutte scuse! Alla fin fine non ho il coraggio di affrontare quella temuta scena.

Dovrei trasformarmi in George R. R. Martin e come nel suo A Game of Thrones, non preoccuparmi troppo dell’affetto verso un personaggio e se è necessario che muoia, non opporsi al suo Destino.