Nello scrivere una storia, un breve racconto o qualsiasi altra storia dovremmo avere un narratore che per l’appunto espone e ci guida nella storia.
Questo narratore deve avere una propria prospettiva degli eventi e dei personaggi, in modo tale da poterci identificare con esso per vivere appieno ogni secondo delle vicende.
Per scrivere una storia la regola d’oro della prospettiva è averne una e seguirla in modo fedele.
Presentare al lettore più prospettive renderebbe la lettura estremamente complicata e distruggerebbe sul nascere la gioia della lettura dovendo ricontestualizzare e cambiare assetto mentale ad ogni cambio.
Quali sono le prospettive che si possono usare?
La prospettiva è il punto di vista della storia. Sebbene non ci sia alcuna regola categorica possiamo dire che le possibilità sono cinque:
- Prima persona: il narratore è un personaggio e sarà il suo punto di vista a viziare tutta la storia. Il punto di vista è estremamente personale e ovviamente conosciamo la mente solo di quella specifica persona.
N.B. Il personaggio in questione non deve essere per forza il protagonista. - Seconda persona: La narrazione è creata dal punto di vista del lettore o di un personaggio invisibile.
Solitamente questo tipo di prospettiva è riservato a ragionamenti o a brevi creazioni di tipo riflessivo, non appaiono mai in romanzi o poemi data la poca adattabilità. - Terza persona limitata: in questo caso la prospettiva è narrata in terza persona ma conoscendo la mente di un solo personaggio, seguendo da vicino le sue azioni.
- Terza persona onnisciente: con questa modalità il narratore conosce i pensieri di tutti i personaggi, così anche come l’evolversi delle situazioni che coinvolgono solo alcuni dei personaggi.
In questo caso l’importante è mantenersi neutrali, senza rischiare di creare un ibrido tra la prospettiva limitata ed onnisciente, pena la confusione del lettore.
Quale scegliere?
Nessuni meglio di voi sa da quale prospettiva è più efficace trattare la storia che volete narrare, tenendo comunque conto del fatto che qualsiasi punto di vista che voi scegliate risulterà sempre limitante in una certa misura.
In generale possiamo dire che il narratore onnisciente è più indicato per romanzi con un alto grado di complessità da un punto di vista temporale e situazionale.
Mentre invece la prima persona è da preferirsi nel caso in cui il focus della vicenda sia sul personaggio in cui noi andiamo a impersonificarci e soprattutto sulla sua crescita e sviluppo mentale.
Ovviamente il modo migliore per essere completamente sicuri della nostra scelta è provare con delle scene e vedere quale è di vostro maggior gradimento.
Posso cambiare prospettiva all’interno del romanzo?
Se si decide di gestire diversi punti di vista la regola è sempre la stessa: uno per volta e con coerenza.
Ci possono essere diverse prospettive, ma saranno sempre divise in modo chiaro tra loro (ad esempio con un cambio di capitolo), e saranno sempre le stesse.
Per creare troppo dinamismo a volte si incorre nel rischio di confondere eccessivamente la situazione.
E voi avete una prospettiva preferita? Avete mai provato a creare dei punto di vista nuovi?
Nelle mie storie ho spesso usato la terza persona multipla o la prima persona con personaggi che si alternano nel ruolo di narratori. Mi piace mettermi nei panni di due o tre personaggi; uno solo mi va davvero stretto, ma non bisogna mai dire mai. Segnalo ogni spostamento con il cambio di capitolo, una volta anche tramite il font del titolo dei capitoli.
Anche a me piace il cambio di prospettiva, se la storia è adatta. Da ragazzina mi ero appassionata ad una saga fantasy che veniva pubblicata in piccoli volumi ed aveva la particolarità che ogni libretto era narrato da uno dei protagonisti. Ricordo che la cosa all’inizio mi aveva smarrito, specialmente dovendo lasciare il mio personaggio preferito per seguire quello più odioso.
Un altro “esperimento” di scrittura che mi ha colpito, in modo positivo, è stato leggere un’introduzione al capitolo fatta da personaggi secondari che commentavano e svolgevano ipotesi sulla situazione precedente. Poi il capitolo riprendeva ad essere scritto in terza persona.
Usare la grafica per distinguere le varie parti è un’ottima scelta.