Da piccola giocavo anch’io con le bambole, ma i mattoncini Lego erano i miei preferiti. Essi infatti mi permettevano di creare le ambientazioni in cui far muovere i personaggi per fargli vivere le loro avventure. Fantasie banali, che riportavano situazioni ordinarie della vita di una bambina. Ovviamente la mia prospettiva infantile distorceva in modo buffo fatti apparentemente normali, creando delle situazioni paradossali.
L’interpretazione è il primo passo della creatività: filtrare la realtà di tutti i giorni secondo la propria prospettiva e decidere razionalmente di proporre una verità alternativa a quella che conosciamo noi tutti, porta all’invenzione di qualcosa di unico e prezioso.
A scuola ho sempre diffidato dell’analisi del testo: pagine e pagine di analisi per una poesia di poche righe. L’autore aveva veramente pianificato tutti quei dettagli quando l’ha scritta? Oppure era una persona “normale” come me, che seguiva le proprie emozioni e le portava su carta?
Ho sempre adottato una prima stesura istintiva. Nella mia vita ci sono state emozioni intense che bruciavano per breve tempo spegnendosi poco dopo, altre più lente che mi sono rimaste dentro.
Proprio dagli scritti derivati da questi ultimi ho ricavato delle storie: appunti che revisionavo per renderli più pratici e meno sentimentali, ma anche più veritiere e meno improbabili.
Quando siedo davanti ad un foglio bianco, alla fine sto cercando di reinterpretare situazioni e sentimenti legati al passato. Anche se è trascorso molto tempo da quando le ho provate, ho la possibilità di analizzarle e comprenderle in modo più profondo.
Empatia col lettore
Perché voglio che qualcuno mi legga? Beh… semplicemente perché ritengo che quelle emozioni che io ho provato, possono essere condivise e comprese da qualcun altro. Questa è una cosa di cui mi sono resa conto solo di recente: non cerco l’empatia solo con i miei personaggi, ma anche con chi vorrei mi leggesse. Ho cercato di affinare e revisionare la mia scrittura perché potesse essere apprezzata anche da altre persone.
Certo, ho scritto e scriverò le mie storie sempre per me stessa; ma ora cerco di renderle piacevoli anche per gli altri.
Dopo aver gettato l’incipit di una storia o di una scena su carta, mi fermo a riflettere: che personalità ha ciò che voglio scrivere? Quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze?
La coerenza è posta sopra ogni cosa. Cerco di decidere lo svolgimento in modo razionale, lasciando poi che i personaggi (e le mie emozioni in loro) lo seguano e sviluppino la trama “a modo loro” per arrivare al punto successivo nella mia precedente pianificazione.
Trovo affascinante questo svolgimento dei fatti: un’idea semplice, quasi istintiva, che innesca la voglia di modellarla in una forma dai punti fermi. Poi vedere quest’idea crescere e svilupparsi in modo naturale, quasi indipendente dalla mia volontà.
E voi, quante volte vi siete trovati ad un “non sono stato io a deciderlo”?
State attenti nel creare qualcosa di coerente, intenzionale e accettato dal pubblico?