La nostra società è fondata sull’uso delle immagini e della scrittura. L’infomazione, l’istruzione, lo svago e anche le nostre relazioni sono profondamente legate al senso della vista.
Ma non è sempre stato così. Prima dell’avvento della stampa nel XV secolo, la conoscenza e il sapere erano tramandate oralmente, così come le notizie e contratti meno ufficiali.
La parola non era letta, bensì udita, facendo prevalere il senso dell’udito su quello della vista. Pensiamo anche solo alla suddivisione temporale: un popolano che lavora nei campi di certo non ha tempo di andare nella piazza principale a vedere che ore sono, ma si affida al suono delle campane per sapere l’ora in base alle funzioni religiose.
Penso che nella scrittura questo cambiamento sia particolarmente evidente nella prevalente descrizione visiva delle sequenze narrative, facendo quasi scordare al lettore che si trova non solo in un paesaggio visivo, ma anche sonoro!
A tal proposito si è creata un’organizzazione che registra e preserva i paesaggi sonori, l’Archivio italiano dei Paesaggi Sonori perchè anch’essi fanno parte della cultura italiana, e come tali non possono rischiare di finire nell’oblio.
Una buona idea per migliorare la profondità narrativa delle nostre storie potrebbe essere quella di fare un ulteriore sforzo ed immaginare quali rumori porebbero circondare i nostri personaggi, considerando che anche il suono è parte fondamentale di un ricordo.
Personalmente trovo l’uso di aggettivi onomatopeici particolarmente utili per rendere quasi fisico l’effetto della stimolazione sonora sul lettore.
Un esempio di descrizione uditiva estremamente efficace? La pioggia nel Pineto di G. D’Annunzio.
Tutta la poesia viene costruita partendo dal rumore della pioggia e a come questa crei un’atmosfera eterea ed estremamente romantica.
Anche in questo caso l’uso di aggettivi onomatopeici fa entrare il lettore in questa dimensione quasi mistica. Sarà che ho un debole per il Vate, ma questa poesia in particolare mi emoziona.
E voi prestate attenzione alla dimensione uditiva nei vostri racconti? Avete mai provato a scrivere prendendo come senso principale l’udito?
Non ci ho mai provato, ma sarebbe un esperimento interessante. Per ora cercherò di aggiungere dettagli sensoriali al romanzo che sto correggendo. Devo sempre fare questa integrazione alla fine, perché durante la prima stesura sono più concentrata sui personaggi e sulle loro vicende.
Anche per me l’approccio sensoriale, se non ha finalità nella trama, risulta un po’ difficile e devo integrarlo volutamente. Felice di averti stimolato.