Miei cari Sognatori, questa settimana mi piacerebbe affrontare il tema dell’utilizzo dei sensi nella scrittura.
Come sapete noi possediamo ben sette sensi: vista, udito, tatto, olfatto, gusto, tempo e orientamento, ma purtroppo la maggior parte di loro passa in secondo piano rispetto alla vista nelle descrizioni che troviamo nella maggior parte dei racconti.
Il tatto è il primo senso che noi umani sviluppiamo, addirittura durante la gravidanza, inoltre per percepire con il tatto qualsiasi elemento, implica che esso sia dentro il nostro spazio personale, quindi aggiungere alla nostra descrizione alcuni elementi collegati al tatto implica portare su un livello più profondo la relazione con l’elemento descritto.
Pensiamo anche solo a quanto sia banale stringere la mano di una persona: se la mano che stiamo stringendo è calda e asciutta ci sentiremo immediatamente più a nostro agio, mentre se le nostre dita incontreranno una superficie umidiccia e fredda di sicuro vorremmo mettere quanta più distanza possibile dal nostro interlocutore.
Il tatto introduce ad una sfera emotiva del tutto particolare, che a sua volta si basa sulla storia del nostro personaggio.
Pensiamo ad esempio ad un uomo che è cresciuto vicino al mare, il sole sulla pelle e la sensazione del sale sul viso gli ricorderanno casa, la sua infanzia ecc. Al contrario potrebbe rendere nervosa una persona più abituata ad una tranquilla campagna ombreggiata e dal clima mite.
Descrivere un oggetto con il tatto non si tratta solo di fare un elenco delle sue caratteristiche fisiche (duro, morbido etc) ma si tratta di andare in profondità, di creare strati di sensazioni che ci danno una visione più profonda della sua importanza.
Anche l’impressione e la connessione con quell’oggetto saranno totalmente diverse se integrati con aspetti fisici.
Ad esempio
“Jay allungò la mano nella tasca, l’anello era ancora lì”
risulta diverso da
“Jay si sentì immediatamente rassicurato nel sentire la superficie liscia dell’anello all’interno della sua tasca. Era ancora lì”
Con questo non intendo dire che ogni descrizione debba contenere almeno un aggettivo connesso al tatto, ma se usato in giusta quantità può dare una sfumatura diversa alla vostra storia.
Un po’ come le spezie non esagerate con le descrizioni tattili, altrimenti il risultato finale risulta difficile da apprezzare, sebbene gli ingredienti in sè siano buoni.
Anche voi amate usare elementi tattili per migliorare le vostre storie? In che circostanze preferite usarli?
Il tatto, insieme al gusto, è forse il senso più facile da trascurare, quando si scrive una storia. Dipende molto dal modo che ha l’autore di percepire la realtà. Per il lettore però anche questo tipo di dettagli è importante, e va ad arricchire la gamma.
La tendenza nelle descrizioni sarebbe infatti quelle di farle visive. Anche per me sarebbe così, sebbene il mio senso preferito sia l’udito. Poi logico che non ci si può basare solo sul tatto, anche se un esercizio di scrittura curioso potrebbe essere un protagonista non vedente che parla in prima persona. Ma non ci baserei un romanzo, solo qualcosa di breve, perchè bisognerebbe essere veramente abili.