Quando si dorme si sogna sempre, ma non sempre si ricordano: quando si ha un sonno privo di sogni vuol dire che non si raggiunge la fase REM e quindi la mente non si riposa.
Anche a me è capitato un periodo di forte stress in cui non sognavo e rimanevo perennemente stanca, tutto il giorno.
Per fortuna poi ho ripreso a sognare e a stare bene.
Non lasciatemi nella vita reale
Ammetto di aver avuto sempre una grande fantasia, anche da bambina e questo mi ha portato ad avere dei sogni vivaci e spesso ricchi di dettagli. Un fattore che condiziona le mie fantasie non è abuso di alcool o sostanze stupefacenti, ma semplicemente un’intossicazione alimentare.
In Italia abbiamo la cultura del cibo e dei pasti abbondanti, ma ci sono occasioni in cui i pasti diventano particolarmente abbondanti: è in quelle occasioni che la mia mente prende a dare il meglio di sé.
Ad un certo punto della mia vita poi, mi sono scoperta intollerante a quasi tutto ciò che è commestibile e non potendo eliminare tutto il cibo, ho mantenuto “i meno peggio”, ma anche quando esagero con quelli la mente divaga in sogni particolarmente costruiti e intriganti.
È ad una cena di frittata e peperoni che devo il sogno che ho riscritto quasi fedelmente nel racconto breve La porta degli avi.
È in seguito ai pranzi di Pasqua e Pasquetta che ho visto la Sardegna flagellata dall’Apocalisse vampirica; oppure ancora a fantasie legate ai viaggi nel tempo o salti dimensionali.
Da piccola lo chiamavo “il gioco della buona notte”, ma il fantasticare lo svolgevo in ogni occasione: il momento in cui riusciva meglio era proprio prima di dormire, quando l’intera realtà sfumava e si giungeva allo stato di dormiveglia, dove i sogni vengono vissuti, ma possono anche essere dominati dalla ragione.
Modificare il presente per renderlo idilliaco
Da che io ricordi è sempre accaduto che appena posavo la testa sul cuscino iniziassi a rivivere la giornata appena trascorsa: già da bambina poi iniziai a comprendere di come potessi manipolare quei ricordi, arricchendoli con fantasie e cambiandone gli eventi. Era questo che a otto anni chiamai Il gioco della buona notte.
Più crescevo e maggiore era il mio distacco dalla giornata appena trascorsa: volevo vivere grandi avventure ed era da quel momento, tra la veglia ed il sonno, che sono nati la quasi totalità dei miei racconti.
È stato assopendomi dopo essermi inebriata di cartoni animati di maghette che si trasformano e gruppi eroistici come i Power Ranger che il mio gioco della buona notte mi ha portato a modellare Amici nei sogni.
È stata la reinterpretazione di racconti come Ivanoe, Prince Valiant e Re Artù che mi ha spinto al medievale Il sogno di una adolescente.
Sono stati ancora Capitan Harlock e Gundam a spingermi a fantasticare sullo spazio di ATOM ed i robottoni…
Quando mi rendo conto di non riuscire a fantasticare in quei momenti “prima di addormentarmi” vuol dire che il mio livello di stress è alto ed è bene mi sfoghi e mi tranquillizzi.
Generalmente bastano veramente piccole cose per influenzarmi e stimolarmi, ma non occorre che siano televisione e letteratura. Quando una volta trasloccai spostai dalla parete uno specchio a figura intera e mi accorsi che la parete era stata dipinta senza staccarlo dal muro, lasciandone così la sagoma: sicuramente una porta verso un’altra dimensione…
Qual’è il vostro rapporto coi sogni? Incubi terribili oppure spunti per la fantasia?
Continuate a sognare, continuate a fantasticare.