Ho una regola d’oro personale: se in un libro non succede nulla nelle prime cinquanta pagine, smetto di leggerlo.

Come fa a non succedere nulla in cinquanta pagine? I personaggi parlano, si muovono, fanno attività con altre persone ma non c’è neppure una frase che attiri la mia attenzione, che mi faccia entrare in empatia con il personaggio, sia ciò in maniera positiva o negativa.

Ciò che rende avvincente una storia è l’azione, e l’azione è causata e mossa dal conflitto. Con questo non intendo dire che il nostro racconto deve aprirsi con una scazzottata o direttamente all’ospedale (anche se non è per nulla una brutta idea).

Il conflitto in una storia può essere su vari livelli, i principali sono: personale, interpersonale o generale.

Il conflitto personale

Il nostro protagonista ha un sogno o un obbiettivo, peccato che al momento il più grande ostacolo sia sé stesso.

Ad esempio vorrebbe terribilmente diventare un pilota di aerei, ma purtroppo soffre di vertigini e non ha un soldo bucato per pagarsi i brevetti. Una storia abbastanza banale, vero? Allora poniamo il fatto che per racimolare la quota richiesta cominci a fare il corriere della droga aiutando un ex galeotto che usa utraleggeri per queste spedizioni speciali, e proprio lì comincia a volare, dimenticandosi le sue paure!

Il lettore rimarrebbe attaccato al libro fino all’ultima pagina!

Ma il dubbio rimane sempre, un dubbio che in fondo tutti hanno nella loro vita: sono bravo abbastanza, sono all’altezza delle mie stesse ambizioni?

Sarebbe utile in questo caso creare una lista di “sogni nel cassetto” che hanno i nostri personaggi, e altrettante ragioni per cui si auto ostacolano.

Il conflitto interpersonale

Il nostro protagonista vive con altre persone, e questo inevitabilmente comporta degli scontri.

Per avere un’idea a riguardo basta fare un giro al mercato della vostra zona e osservare lo sguardo omicida delle vecchiette in fila al banco della frutta!
Scherzi a parte, i conflitti interpersonali sono intorno a noi e nella nostra stessa vita, quanto spesso ci capita di litigare, anche con le persone a cui vogliamo più bene?

Il nostro personaggio dovrà quindi fare i conti con i suoi più cari affetti, i quali si frappongono tra il protagonista e i suoi obiettivi, proprio perché sono spinti dall’affetto che provano nei suoi confronti. Vorrebbero che stesse distante dal pericolo e che nulla cambiasse nella loro vita attuale.

Ma noi, da bravi creatori, faremo crescere i nostri personaggi e li guideremo in questo percorso di crescita, e a volte una buona dose di sana sofferenza è proprio quello che serve.

Il conflitto generale

ConflittoLa nostra storia troverà il suo motore di propulsione nella grande calamità che finalmente farà prendere la decisione di agire al nostro personaggio.

La minaccia dovrà coinvolgere anche tutti gli altri personaggi: una guerra, gli alieni, una calamità naturale o un disastro ecologico.

Sarà in questo momento che la vocazione del nostro personaggio irromperà con prepotenza nella scena e farà scintille!

All’interno della minaccia principale si svolgeranno tutti gli altri conflitti. Queste difficoltà dovranno essere risolte in ordine di importanza, partendo da quelle più insignificanti fino alla grande sfida finale.

Ogni conflitto ha però il suo tempo, non forzate la mano per risolvere tutto nelle ultime due pagine! (Impariamo dal triste esempio di Game of Thrones sotto questo aspetto)

Voi cosa usate come ispirazione per i vostri conflitti? Avete mai avuto il problema di non avre dei protagonisti abbastanza problematici?