Forse sono io che sono troppo sinestetica, ma non capita anche a voi di associare una stagione ad un genere di romanzo?
Ecco, per esempio trovo che la stagione ideale per un bel fantasy sia l’estate, con il caldo soffocante che ti spinge a cercare ristori in un altro mondo, mentre quando le temperature si abbassano e le ore di luce si riducono drasticamente preferisco armarmi di the e copertina e affondare il naso in un bel thriller.
Forse sarà che il mio istinto di scimmia pelata vuole trovare un luogo sicuro e avvolgermi nella morbida sicurezza della mia casa per approcciarmi a questo tipo di romanzo. Anche perchè, diciamoci la verità, se non rimaniamo almeno un po’ inquieti da quello che abbiamo letto, difficilmente troveremo un giallo soddisfacente.
Di recente mi sono imbattuta in alcuni gialli scandinavi, che devo dire meritano davvero se siete degli amanti del genere o anche solo curiosi!
Uomini che Odiano le Donne di Stieg Larsson è un classico, ma anche i più nuovi sugli scaffali attirano l’occhio.
Quindi mi sono ritrovata a pensare: perché un libro giallo può rivelarsi estremamente stimolante o suscitare sbadigli ad ogni pagina?
Accantoniamo per un momento la questione stilistica e focalizziamoci sulla narrazione e sugli eventi che sono descritti in questi romanzi.
Cosa fa desistere un lettore dal finire di leggere una storia che dovrebbe invece tenerlo ancorato fino all’ultima riga?
La mia risposta personale è: il coinvolgimento.
Se il lettore non si sente coinvolto nella storia e non condivide la smania del protagonista di trovare la soluzione del caso, ebbene, ci sono poche speranze che il lettore sia sufficientemente motivato a concludere la storia.
Lo scopo principale del protagonista deve appiccicarsi al lettore, qualunque esso sia. Il detective deve scoprire l’assassino? La ragazza vuole spezzare un’antica maledizione caduta sulla sua famiglia? Decidete voi, ma l’importante è che abbia l’effetto della carta moschicida!
Un’altra chiave per accedere al cuore dei lettori è la scelta delle informazioni da dare e da nascondere. Un mistero non può essere tale se è già tutto rivelato ma manca un elemento non troppo rilevante.
Se il caso è praticamente risolto allora non serve spendere ore e ore di lettura per poi rimanere con l’amaro in bocca.
D’altra parte nascondere troppe informazioni confonde e fa sentire un po’ disperso colui che legge, il che porta spesso alla demotivazione.
Questo è un errore in cui si incorre spesso nello scrivere i gialli: nel tentativo di essere misteriosi si finisce per diventare semplicemente vaghi.
Come per tutti i generi ci vuole equilibrio. Un buon giallo traccia i contorni generali della storia e fornisce gli elementi per lavorarci, ma mancano solo alcune chiavi per poter comprendere il quadro per intero.
Per fare un paragone pensiamo a quelle immagini ambigue che sono fatte per sembrare un soggetto ad un primo sguardo, salvo poi rivelare tutta un’altra figura se si guarda con una chiave diversa. Come la famosa immagine “La Vecchia e la giovane”.
Il disegno di partenza è ancora lì, ma conoscendo la nuova prospettiva si possono vedere entrambe le immagini che si sovrappongono.
Penso che il genere misterioso sia uno dei più difficili da scrivere in assoluto, ma con dei piccoli accorgimenti potreste sperimentare e chissà, magari ritrovarvi ad essere l’Agatha Christie di domani!
Non ho una stagione particolare per i gialli, ma forse bisogna dire che ci sono libri più “difficili” che non abbiamo voglia di leggere con il caldo opprimente estivo e allora per la bella stagione ci teniamo quei romanzi più divertenti e appassionanti (devono esserlo per lasciarti al caldo della battigia invece di non restare perennemente in acqua, almeno per me 😛 )
Sull’effetto carta moschicida giusto l’altra sera ho visto un film thriller, pure vecchio del 2003 e chissà perché me l’ero perso: Out of time con Denzel Washington e Eva Mendes. Non è tratto da un libro, ma sarebbe stato un romanzo giallo perfetto! Quel che sembra non è, fino alla fine. Qui sta secondo me il segreto della carta moschicida: non ci sono dettagli vaghi, quel che c’è è chiaro, o sembra chiaro finché un particolare lo confuta, allora metti in dubbio tutto e parte l’enigma. La trama funziona perché i particolari che risolvono il mistero arrivano solo alla fine. E si incastrano perfettamente. Non è quello che scrivi, è quello che non scrivi! 🙂
Non conosco Out of time: ho letto la trama e sembra intrigante. Purtroppo io, divano e tv siamo poco compatibili e tendo a perdermi parecchi film.
Penso che lo recuperò, grazie del consiglio.
Magari di dopodomani… anche perché non amo i gialli! Scherzi a parte, è una bella sfida dare l’impressione al lettore di ricevere tutti i dati relativi alla situazione, tacendogli però quello che deve rimanere segreto fino alla fine, oppure mascherandolo in modo che il lettore lo trascuri, senza appunto cadere nella vaghezza.
Hai usato le parole giuste: un autore che maschera gli indizi in modo che il lettore li trascuri. Per me è una cosa veramente difficile, dubito potrei riuscire a scrivere un giallo.