Fin dalla più tenera età ci hanno inculcato la direttiva del “prima finisci di leggere un libro e poi ne cominci un altro”, partendo già con i testi per l’infanzia prima ancora di saper effettivamente leggere.
Ma è davvero una regola da seguire in maniera obbligatoria?
La risposta è certamente no, e ci sono molte ragioni per cui va benissimo abbandonare, o mettere da parte, un libro che in quel momento non sta avendo la corretta presa su di noi.
1. Nelle prime 50 pagine non si accende la scintilla
Specialmente per i libri con una lunghezza consistente è essenziale dare almeno una possibilità al mattone letterario cercando di arrivare a pagina cinquanta o più, come già dicevo.
Ho scoperto che anche una famosa libraia, Maddie Rudawski, consiglia di applicare la regola del cinquanta: se si ha meno di 50 anni si deve cercare di arrivare fino a pagina cinquanta per decidere se continuare o abbandonare la lettura.
Se invece si ha più di mezzo secolo si deve sottrarre la propria età a cento e quelle saranno le pagine che dovremmo leggere prima di decidere se tenere o passare il titolo.
2. Lo stile non è nelle nostre corde
Come amante dei romanzi e di uno stile narrativo curato trovo delle difficoltà a leggere i libri scritti dai giornalisti di professione per via del loro modo di scrivere un po’ troppo sbrigativo a parer mio.
Conosco questa mia preferenza, ed è per questo che quando leggo il nome di un giornalista come autore sono molto più selettiva nella mia scelta.
Ovviamente ci sono stati anche libri che mi sono piaciuti molto che avevano per creatori dei giornalisti di tutto rispetto come Jon Krakauer per Into the Wild, ma queste sono delle eccezioni alla mia tendenza ad evitare certe letture.
Questa consapevolezza deriva dall’esperienza, quindi solo cercando di esplorare il maggior numero di generi ed autori si potrà individuare una ricorrenza per sapere poi in futuro quali libri potrebbero finire nella lista dei Non Finiti.
3. Personaggi poco empatici
Un bel mattone che riposa indisturbato sul mio scaffale è La Montagna Incantata di Thomas Mann, il motivo principale per cui non sono davvero riuscita a digerirlo è l’empatia di un sasso di Hans Castorp, il protagonista, con cui davvero non ho trovato nessun feeling.
Quando il perosnaggio principale ci sta antipatico e ci irrita, tutta la trama viene coperta da uno spesso strato di cinismo che ostacola il piacere della lettura; forse non è stato il momento giusto per conoscerlo, ma diciamo che farò passare un bel po’ di tempo prima di rimetterlo sul leggìo.
4. Tempismo sbagliato
A malincuore un libro che ho finito con grande sforzo è L’Eleganza del Riccio di Muriel Barbery, non tanto per la trama, lo stile o i personaggi, ma semplicemente per i ragionamenti e il messaggio contenuti nel libro.
Penso di averlo letto troppo tardi, in un momento in cui quel particolare libro non entrava in risonanza con quelle che sono le mie convinzioni ed opinioni, soprattutto per quanto riguarda la scelta di presentazione di temi quali l’inadeguatezza esistenziale e il suicidio.
A parer mio sarebbe una lettura adatta ai ragazzi delle medie, perchè per quanto riguarda la costruzione dei personaggi e della narrazione a livello generale è davvero un buon libro.
Con questo porto un esempio di come sia importante la tempistica di lettura, e consiglio sempre di riprendere in mano testi che magari avevamo etichettato come abbandonabili ma che poi dopo anni si rivelano addirittura piacevoli.
Quindi se non vi sentite in sintonia con i messaggi del libro è da mettere da parte e ripescare quando ci solletica l’idea di finirlo.
5. Se leggere sembra più un compito per casa che piacere
Costringerci a fare qualcosa per piacere è un ossimoro. Quindi quando ci rendiamo conto che la nostra è quasi sofferenza nell’aprire quel particolare libro è meglio sfilare direttamente il segnalibro e continuare a cuor leggero per la nostra strada.
Ma se quello è davvero un compito per casa?
Accade che si diano ancora delle liste di libri da leggere per le vacanze degli studenti, il che di per sè non è sbagliato se si tratta di titoli consigliati, anche perchè non tutti hanno gli stessi gusti di un’insegnante di sessant’anni.
Un aspetto che ho apprezzato delle mie professoresse di letteratura è sempre stato quello di darci dei consigli di lettura e chiederci di leggere durante l’estate almeno tre libri, ma di nostra scelta.
Se invece ci si trova nella condizione in cui dobbiamo forzatamente leggere dei titoli, ricordo l’università, ma sono pesanti come un buco nero, allora leggerne due in contemporanea sarà d’aiuto.
So che può sembrare contraddittorio, ma per leggere Waverley di Walter Scott mi sono rimessa a leggere Fairy Oak (sì lo so) come lettura di conforto quando la narrazione si faceva insopportabilmente tediosa.
E nel giro di due settimane avevo sconfitto quel titolo che mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni.
Quindi non demordete, avete solo bisogno di avere una variazione con cui diluire la lettura più pesante!
A dire il vero ci sono molti motivi per cui leggere più libri contemporaneamente ha dei benefici, ma magari ne parlerò in un altro articolo dedicato!
E voi quali segnali rossi avete per capire che una storia non fa per voi e deve essere messa da parte?
Buona idea quella di mescolare dovere e piacere! Non sono nella situazione, ma se lo fossi, ci proverei. Quando ero a scuola, però, ero disciplinatissima nelle letture. Solo da pochi anni leggo più libri insieme. (Bellissimo Into the Wild!)
Il fatto di mescolare dovere e piacere, purtroppo, anch’io l’ho scoperto tardi, negli anni dell’università. Se avessi scoperto i benefici drante le superiori avrei letto sicuramente di più.
Però! Il metodo 50-50 non lo conoscevo! Devo dire che non ricordo di aver lasciato indietro nessun romanzo, qualche saggio o testo di studio sì, ma romanzi mai. Sono fortunata? Oppure trovo tutto interessante? Certo è che cerco di sceglierli bene prima, soprattutto quelli che acquisto come nuovi, mi scoccerebbe parecchio buttare via soldi che potevano essere spesi… per un altro libro!
L’Eleganza del Riccio di Muriel Barbery l’ho letto proprio a giugno, e mi è piaciuto molto, nonostante qualche paragrafo pesante di filosofia e affini, quasi un velo di snobismo. Però mi è piaciuto. Non ho letto Into the wild, ho visto il film e non potrei leggerne il libro senza stare male… Waverley di Walter Scott mi manca, e dovrò rimediare prima o poi, sennò non mi fanno entrare più in Scozia. 😀
Sei più brava di me Barbara, specialmente in periodo scolastico ho trovato delle letture veramente ostiche: Il Piacere di D’annunzio e Il barone rampante alle superiori proprio non li ho digeriti. Sarà stata anche l’età. Io ho sempre sfruttato molto biblioteche e libri usati, arrivando a scegliere anche testi a caso: quindi per me è più facile trovare letture poco interessanti.