Nei primi anni di scuola in Inghilterra, una volta a settimana avevamo il momento “Show and Tell”, in cui si portava in classe un oggetto e se ne parlava ai compagni.
Col tempo e l’appassionarmi alla scrittura, ho scoperto invece la regola “Show, don’t tell”: mostrare e non raccontare. Che cosa vuole dire?
Mostrare e non raccontare vuole indicare una descrizione che si sviluppa attraverso le percezioni sensoriali, parole, espressioni delle emozioni e azioni dei personaggi, evitando così la spiegazione dell’autore.
Raccontare: Sara si è spaventata quando ha visto il mostro.
Mostrare: Il cuore di Sara accelerò i battiti quando una figura oscura fu intravista con la coda dell’occhio.
Ci sono situazioni in cui uno scrittore poco esperto potrebbe trovarsi in difficoltà a raccontare, come ad esempio il caos di una battaglia ad arma bianca, che spesso trovo risolti con quello che io chiamo “lo svenimento provvidenziale”. Il protagonista viene colpito, perde i sensi e così viene a conoscenza dell’esito della battaglia solo dopo il suo risveglio.
Questa soluzione non è sbagliata, ma ci sono anche altre alternative per aggirare il problema.
Non accontentarsi e documentarsi
Già… la cosa più semplice, ovvero: se non si conosce un argomento lo si studia. Oggi più che mai è facile documentarsi grazie non solo alla cara e vecchia biblioteca, ma anche ad internet, in cui si devonocercare fonti affidabili.
Ciò che io prediligo però è leggere: leggere saggi su ciò che bisogna trattare o altri racconti simili a quello che si vuole scrivere.
Anche documentari e film possono essere d’aiuto, però personalmente trovo poche soluzioni e più suggerimenti su cosa effettivamente approfondire.
Riferimenti visivi come foto o illustrazioni invece possono essere un buon supporto per capire meglio come siano fatte alcuni oggetti.
Un’altra fonte di conoscenza può essere anche il semplice parlare con le persone: incontrare chi ha vissuto un’ esperienza che si vole inserire, degli artigiani che hanno costruito un determinato oggetto, persone particolarmente ferrate in una materia etc.
Quando non sai scrivere qualcosa non scriverlo
Esiste anche l’eccesso di documentazione: in realtà si tratta di un protrarsi delle ricerche come scusa per non iniziare a scrivere. Solo un autore può sapere quando ha del materiale sufficiente per affrontare la scrittura, ma procrastinare è sempre piuttosto facile.
Alle volte però è bene anche gettare la spugna: se qualcosa non si è in grado di scriverla allora è meglio non farlo e cercare altre vie. Bisogna prendere consapevolezza dei propri limiti, e cercare altre strade per raggiungere la stessa meta.
Un racconto deve essere tale, non un trattato: le scene devono essere comprensibili e avvincenti, contribuendo ad una discussione.
E voi come affrontate le descrizioni difficili?
Anch’io mi documento, di solito in rete; qualche volta mi capita di interpellare qualche esperto al telefono o via mail, quando il dubbio è complicato. Però sono d’accordo con te: non c’è bisogno di scrivere di tutto. Se su un argomento si è davvero carenti, meglio cercare terreno più solido. Non potrei scrivere fantascienza, per esempio, perché per farlo dovrei prima crearmi basi scientifiche da cui partire (e poi la fantascienza che piace a me somiglia molto più al fantasy).
Mi hai fatto ricordare di come Arthur C. Clarke fosse talmente appassionato di scienza che usava i suoi romanzi per esprimere le sue teorie.
Teorizzò lui l’idea che i satelliti geostazionari potessero essere il sistema ideale per le telecomunicazioni: infatti l’orbita geostazionaria è chiamata fascia di Clarke in suo onore.
Quindi non un sognatore che per rendere verosimili i suoi racconti si documenta, ma lo studioso che romanza le sue teorie.