Come disinnescare con successo le trappole mentali
Uno dei miei motti nella vita è “Impara, sempre”. A volte è un consiglio un po’ difficile da rispettare, ma faccio di tutto per mantenervi fede.
Una delle mie ultime scoperte riguarda la psicologia comportamentale.
Il tema è decisamente vastissimo, quindi mi sono concentrata soprattutto sull’attitudine al successo e al fallimento. É incredibile quanto il pensiero possa influenzare in modo profondo le nostre azioni e quindi i nostri risultati!
Studiando la psiche degli esseri umani, si evince che la loro creatività nel trovare soluzioni ingegnose per risolvere virtualmente qualsiasi tipo di problema è perfettamente utilizzabile anche in senso opposto: crearsi delle trappole.
Il meccanismo di base che sta dietro questo comportamento non è una sfrenata passione per l’autodistruzione (ricordiamoci che non siamo in un film d’azione che sfida le leggi della fisica), ma semplicemente una combinazione letale di due elementi che nella nostra mente stressata di umani del terzo millennio vanno a braccetto:
La sovrastima del pericolo e la sottostima personale
Come specie abbiamo affrontato glaciazioni, tigri dai denti a sciabola e pandemie, eppure il nostro più grande nemico nella maggior parte dei casi siamo noi stessi. E purtroppo, anche gli scrittori sono umani, anche se a volte non si direbbe.
Il mercato editoriale è spietato come qualsiasi altro settore in cui esiste un alto livello di competizione, ma ci sono dei trucchi con cui uno scrittore cervellotico e creativo può aiutarsi nel superare le pressioni esterne, ma soprattutto interne, che potrebbero davvero cambiare non solo la sua carriera, ma il modo di vedere sé stesso e il suo lavoro.
Alcuni esempi?
Il rifiuto di pubblicazione
Non è mai un momento galvanizzante quello in cui si viene a sapere che il romanzo su cui si ha lavorato a lungo e duramente dovrà aspettare ancora di vedere la luce del sole.
Automaticamente il pensiero tende al “Non sono un bravo scrittore, il mio stile fa schifo e penso che nessuno mi amerà mai”, ma quella fastidiosa vocina dovrebbe solo essere rinchiusa in una piccola gabbietta insonorizzata.
Pensiamo all’esempio più eclatante: Harry Potter. J. K. Rowling ha dovuto affrontare decine di rifiuti prima di trovare una casa che avesse pietà di lei e che alla fine è stata ripagata facendole guadagnare milioni dalle vendite di una storia che era stata definita “impubblicabile”.
Con questo voglio dire che i rifiuti ci sono, come dappertutto, e che un rifiuto non è una negazione categorica ed imprescrivibile di pubblicazione per la vostra opera, è solo un ritardo, un po’ come Trenitalia.
Quindi si deve sempre tenere la testa alta e chiedere nello specifico quali sono gli elementi che non hanno convinto l’agente, e di conseguenza cercare di migliorare.
La recensione negativa
Una stella. Insensibile, che guarda con sdegno sulla pila delle sorelle spente, quasi a voler ricordare che con lei non c’è trippa per gatti.
E senza la luce delle stelline è buio. Ma poi ci ricordiamo che non siamo alle elementari e che se torniamo a casa con solo una stellina la mamma non si eserciterà nel lancio della ciabatta.
Scherzi a parte, una recensione negativa va presa nel suo contesto. Pensiamo anche solo a Tripadvisor, che potrebbe davvero fare un libro con le recensioni più assurde che sono state pubblicate nel suo portale.
Non dobbiamo fermarci a una recensione, perchè è possibile che l’autore abbia avuto una brutta giornata, non è un amante del genere, o semplicemente cerca di mettere in cattiva luce il vostro lavoro per invidia o perchè in camera ha un poster di Sgarbi e ha bisogno di allenarsi nella critica.
Ricordate poi che più una persona è in vista, più attirerà l’attenzione degli haters, pensate che c’è addirittura una pagina Instagram che si chiama Super Ferry (lerispostedellaferragni) in cui vengono pubblicate le risposte che le Ferragni danno ai loro critici.
Quindi considerate il contesto e date il giusto peso al giudizio degli altri.
Il blocco temporaneo
Il cursore ticchetta spazientito ma non si ha la minima idea di come continuare?
Scrivere non è un’attività paragonabile a quella di una macchina, siamo umani e a volte abbiamo bisogno di fare refresh, o di spegnere e riaccendere.
Ma mai lasciarsi prendere dal panico! Prendiamoci il nostro tempo per pensare e per distrarci un po’. E non si deve cedere alla possibilità di gettare un potenzialmente buon lavoro nel cestino perchè si ha avuto una settimana, o un mese no!
Il gioco al ribasso
Mai, e dico mai sminuire i propri successi.
Non importa che si sia stati menzionati “solo” in un giornale locale, o che si abbiano vinto premi o riconoscimenti che non sono conosciuti a livello internazionale.
Ogni riconoscimento che si riceve, ogni commento positivo, qualsiasi cosa che sia stato ottenuto nella vita deve essere fonte di orgoglio, senza se né ma.
Sembra una cosa da nulla, ma dire a voce alta quello che avete raggiunto e che avete fatto vi darà una sensazione di determinazione e forza che vi aiuterà nei momenti di dubbio.
Credete sempre in voi stessi, nonostante tutto quello che vi siete sentiti dire dagli altri. Nessuno vi conosce come voi vi conoscete, e se sentite che quella è la strada da seguire, allora dovete impegnarvi e lavorare per cercare di crescere ed imparare a fare bene quello che amate, al massimo delle vostre capacità, qualsiasi esse siano.
Anche voi tendete a cadere in queste trappole mentali? E come siete riusciti ad uscirne?
Certo che ci sono caduta, e se non sto in allerta ci cado ancora. Dipende anche dalle energie che ho in circolo: se abbondano posso stare tranquilla, se invece sono stanca o qualcosa mi ha turbata devo raddoppiare l’attenzione, perché la negatività tende a dilagare. Anche quando disprezziamo il vittimismo, l’archetipo della vittima è presente in tutti noi, perciò ciò che dici è molto importante.
Credo che quando subentri il pessimismo l’arma migliore sia la razionalità: avere consapevolezza che quella visione sia contaminata da qualcosa aiuta, almeno a me. Poi tra averne consapevolezza e combatterla “c’è di mezzo il mare”, ma è un’altra questione.
Questo post capita proprio nel momento giusto per me, che sono in una fase di down. Purtroppo cado in queste trappole. Per esempio se c’è un’unica recensione critica, mi concentro proprio su quella invece di badare a quelle positive. Oppure mi lascio prendere dall’ansia, dall’orologio che ticchetta, e quindi dalla paura di non combinare nulla. I nemici quando si scrive sono tanti, soprattutto quando derivano proprio da noi stessi.
Quanto ti capisco: quando ci si fissa su una prospettiva se non si è ben disposti è difficile cambiare approccio.
Quando mi capita che un giudizio negativo mi rode la mente come un tarlo, diventando insopportabile, alla fine poi lo rileggo cercando una spiegazione razionale, specialmente sul perchè trovo quel giudizio così importante. Mi sono sempre imposta di non rispondere emotivamente.
Tutti i giorni. Nessuno è immune dalle trappole mentali, nemmeno se ti alleni. Bisogna sempre stare in guardia. Nel mio caso, mi sono fatta influenzare dalle persone negative che purtroppo ho ereditato in famiglia. Per contrastare le loro parole, mi sono attorniata di persone positive, così da bilanciare almeno in parte la negatività. E poi, come ho mostrato in uno degli ultimi articoli con le foto della mia scrivania, c’è quel wall, quel pannello a muro dove avere sotto il naso tutti i giorni le cose belle già realizzate. Più di tutto forse mi aiuta una consapevolezza: il tempo e l’energia passati a lamentarsi sono tempo ed energia sprecati per cercare una soluzione. 🙂
Sei saggia, anche se questo non ti rende immune alle trappole. Io sto ancora lavorando sulla consapevolezza, ma devo dire che negli ultimi due anni sto procedendo abbastanza bene, e la pandemia 2020 mi sta dando veramente prove in cui addestrare la mia mente.
L’idea del tuo wall è fantastica.